«Era doveroso scoperchiare il caso di Banca Base, ma vogliamo che vengano chiarite anche le responsabilità di Bankitalia. Le criticità c’erano già da tempo, a nostro dire, e dunque vogliamo capire perché si è perso tutto questo tempo». L’associazione Confedercontribuenti non ha per nulla voglia di abbandonare la trincea della difesa dei risparmiatori beffati dal tracollo di Banca Base. «Una tragedia annunciata» perché tutti sapevano che quella banca non poteva reggersi. Questo il senso del ragionamento che il presidente nazionale della confederazione Carmelo Finocchiaro, il legale dell’associazione Alessandro Palermo e l’esponente del coordinamento dei correntisti Giovanni Mangano espongono alla stampa dopo la bomba giudiziaria piovuta sulla macerie della piccola banca catanese.
Due sportelli e circa duemila correntisti. Numeri contenuti che avrebbero imposto ben altre condotte alla ex dirigenza. L’ex presidente Piero Bottino e l’ex direttore generale Gaetano Sannolo sono finiti ai domiciliari, altri 18 gli indagati dalla procura di Catania. «Riteniamo che ci fosse una prevalenza di affidamenti compiuti senza il presupposto del merito creditizio», attacca Finocchiaro. Poi ci sono le anomalie nel rapporto tra le disponibilità dell’istituto e il credito «generosamente elargito» non solo alle piccole imprese a cui avrebbe dovuto rivolgersi la banca in via prioritaria, ma anche a pesci di taglia grossa. «L’altro grave aspetto – chiosa ancora il presidente – è la sistematica richiesta fatta ai correntisti di diventare azionisti della banca, in cambio di maggiore flessibilità». Un sistema «che non regge e che è illegale», messo in piedi perché «chi gestiva la banca era alla disperata ricerca di fonti di sostentamento economico».
Ma adesso che succede? Nulla da fare per gli azionisti, poiché la banca è stata posta in decozione, cioè in insolvenza. «Sono circa 250 e hanno perso tutto, una media di 30-40mila euro a testa», spiegano da Confedercontribuenti. «Diventando azionista avevo delle agevolazioni sul conto, per quanto riguarda ad esempio affidamenti e anticipo delle fatture, tutto era gestito con più flessibilità. Nei momenti di crisi venivamo sollecitati ad acquistare le azioni», ricorda l’imprenditore Mangano. «Innanzitutto ci costituiremo come parte offesa nel procedimento, sia in veste di associazione che come singoli correntisti – spiega l’avvocato Palermo – e poi saremo parte civile nell’eventuale processo. Potremo così esaminare gli atti del fascicolo e capire i meccanismi che hanno portato alle presunte responsabilità dei dirigenti». Per i semplici correntisti, invece, l’ancora di salvezza era arrivata nel 2018 grazie al subentro della Banca agricola popolare di Ragusa e, prima ancora, alle azioni sollecitate da Confedercontribuenti durante il commissariamento di Bankitalia e il blocco dei prelievi al bancomat.
E proprio il ruolo dell’organo di controllo resta il chiodo fisso dell’associazione: «Sono state compiute ben quattro ispezioni e non è mai emerso alcunché, vogliamo capire come sia stato possibile. La vigilanza di Banca d’Italia – conclude Finocchiaro – non regge e non funziona, è successo in questa città così come altrove in Italia, in casi di crisi bancarie ancora più gravi».
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