«Questa formidabile parabola dell’oppressione e della libertà è la prima storia scritta da un latinoamericano in cui i buoni vincono per goleada». A volte bastano poche parole, come quelle pronunciate da Luis Sepùlveda, per sintetizzare il messaggio di un romanzo. ‘La ballata di Johnny Sosa‘, terza pubblicazione dello scrittore uruguaiano Mario Delgado Aparaìn, è la storia del travaglio interiore di uomo, celato tra le righe, restio a piagarsi al potere.
Johnny Sosa è un omaccione tutto nero di Mosquitos, piccolo paesino dell’Uruguay, che ogni mattina osserva la vita dalla piccola fessura della porta, limitandosi a guardare il mondo esterno. La nebbia sfuma i contorni degli oggetti, mentre risuonano le note di una piccola radiolina, che trasmette Lo spazio fertile dell’aurora, programma radiofonico che narra la storia di Lou Brakley.
Brakley è un famoso cantante di Austin ‘scoperto da un uomo che aveva passato due anni a cercare qualcuno con i sogni di un nero, i sentimenti di un nero, la voce di un nero, ma la pelle di un bianco‘. Johnny non avrà mai questa fortuna ‘semplicemente perché è nero‘. Così si guadagna da vivere suonando in un bordello il sabato sera, lo Chantecler, alimentando i sospetti della sua donna, la bionda Dina.
Guardando dalla fessura, Johnny vede arrivare i carri armati dei militari, che sconvolgono la vita di Mosquitos. La casa dell’odontoiatra diventa il quartier generale del colonnello Werner Valerio, Lo spazio fertile dell’aurora viene bruscamente interrotto e il suo conduttore, Melìas Churi, arrestato dal brigadiere con i baffi all’insù.
Anche per Johnny c’è una scelta da compiere. Se vuole continuare a cantare deve lasciare il bordello e il blues, mettersi la dentiera e intonare il bolero. Spinto dalla compagna, Johnny decide di seguire, giorno dopo giorno, le lezioni del Maestro Di Giorgio, per diventare ‘il cantante del colonnello’.
Ma l’arte è libertà, e non può essere svenduta. Anche a costo della propria vita e di scelte difficili. Tradendo i patti con il colonnello Valerio, Johnny suonerà un’ultima canzone allo Chantecler, sotto lo sguardo del brigadiere con i baffi all’insù. Per concedersi ‘il piacere di abbozzare un sorriso alquanto scuro pensando che per la prima volta in vita sua, anche se non aveva speranza di poter festeggiare il fatto, almeno per una notte, li aveva fottuti alla grande‘.
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