Due volti preoccupati che fanno capolino da dietro un lenzuolo bianco attaccato ai due capi opposti di una strada, serve per nascondersi dai cecchini che sparano a vista senza fare distinzioni. Un camioncino carico sino all’inverosimile con tutto quello che una volta era una casa. Un uomo sfinito su un vecchio divano lungo una strada. Sono queste e molte altre le immagini esposte da oggi sino al 17 luglio alla Real Fonderia alla Cala. «Non mi aspetto qualcosa in particolare, l’unica mia idea con queste foto era di dare un minimo di informazione alla gente o comunque di operare una sensibilizzazione su temi che quasi nessuno tratta» spiega a MeridioNews Grazia Bucca, fotoreporter autrice delle foto. La mostra si intitola Bakur – Immagini di un popolo resistente. «Si parla di Kurdistan più che altro quando si parla di Siria, mentre quando si parla di Turchia c’è molta reticenza. Spero solamente che queste foto instillino qualcosa nei palermitani – dice la fotoreporter – Vorrei che permettesse di parlare di cose di cui non si parla abbastanza».
«Palermo è la città ideale per accogliere questa mostra. La sua politica è farsi portavoce delle culture e quello di tradurre il principio dell’accoglienza in ascolto». A dirlo alla presentazione dell’evento Andrea Cusumano, assessore alla Cultura di Palermo. Cusumano sottolinea soprattutto l’importanza di questa esposizione di contro al dilagare di un atteggiamento dogmatico dei paesi dell’Unione Europea. «Diversità non è che espressione di unicità – dice ancora l’assessore – Il lavoro di Grazia Bucca diviene importantissimo alla luce del declino dell’informazione di oggi. Le sue foto non sono solo documentazione di fatti, ma di vite».
Una mostra, dunque, per rompere letteralmente il muro della non-informazione e che dovrebbe permettere, a Palermo e altrove, di parlare di una guerra che i media nazionali ignorano. «Preferisco scattare foto che usare le parole» dice timidamente la stessa Bucca alla platea che è corsa ad ammirare il suo lavoro. «Queste immagini sono state scattate fra l’ottobre 2015 e il gennaio 2016 e testimoniano la trasformazione delle città in prigioni». Coprifuoco coatto, cecchini, bombardamenti e Isis divengono gli argomenti principali in una calda Palermo. «La Turchia è il maggior partner della Nato, ma che finanzia anche l’Isis non interessa a nessuno» dice qualcuno intervenendo dal pubblico. Gli animi si accendono, ma il tempo per il dibattito è poco. In breve le file si rompono, e tutti tornano alle proprie vite. Si spera con un pensiero in più.
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