Due involucri di plastica con dentro dei resti umani. Il ritrovamento è stato fatto nel primo pomeriggio di oggi nella villetta, in contrada Tivoli a Siracusa, di Giampiero Riccioli, il figlio dell’anziano per cui lavoravano, e dove insieme a lui vivevano, il 40enne Alessandro Sabatino e il 23enne Luigi Cerreto. I due compagni originari della provincia di Caserta (in Campania) da lì sono scomparsi il 12 maggio del 2014. «Adesso vogliamo tutta la verità e la giustizia», hanno detto il padre di Ceretto e il fratello di Sabatino, ospiti della trasmissione Chi l’ha visto?. «I corpi parlano – ha dichiarato l’avvocato Daniele Scrofani, il legale che assiste i familiari – E noi da quei resti speriamo di riuscire a ricavare non solo l’identità ma anche alla cause della morte». Saranno adesso innanzitutto gli esami del Dna a chiarire se quei cadaveri sono quelli dei due casertani.
Le ricerche nella zona periferica del capoluogo aretuseo sono riprese due giorni fa con polizia scientifica, vigili del fuoco, cani molecolari, escavatori e georadar. Gli scavi sono partiti da alcuni terreni adiacenti per poi arrivare alla proprietà dell’uomo indagato per duplice omicidio aggravato. Giampiero Riccioli che, nella giornata di ieri, è stato anche presente. Stando a quanto emerso finora, pare che quel terreno fosse già stato controllato anche in passato. Prima che la procura generale di Catania avocasse a sé il caso in seguito alle due richieste di archiviazione presentate da quella di Siracusa. «Il buio attorno a questa vicenda sembrava ineludibile – ha detto l’avvocato – Ma, per noi, sin da subito è stato evidente che i due ragazzi non fossero più in vita. Anni fa, si è cercato in quel terreno, ma forse – ha spiegato Scrofani – solo in alcuni punti e senza usare il georadar che oggi, invece, sembra avere avuto un ruolo risolutivo».
Qualche mese dopo la scomparsa di Cerreto e Sabatino, Riccioli aveva sostenuto che i due ragazzi «si mettevano in veranda e litigavano, per questo ho detto che sarebbero dovuti andare via dando loro dieci-quindici giorni di tempo». L’uomo, che aveva anche sostenuto falsamente di lavorare per una agenzia di sicurezza che collaborava con le forze dell’ordine e con la procura, aveva ricostruito che i due uomini avevano lasciato la villa con un taxi, diretti verso la stazione per prendere un treno e avendo come meta finale la Svizzera. La sua richiesta di lasciare le chiavi nella buca delle lettere non sarebbe stata rispettata.
Secondo la ricostruzione degli inquirenti, poco prima di scomparire misteriosamente, i due uomini avrebbero avuto l’intenzione di denunciare per maltrattamenti il figlio dell’anziano che accudivano. «Lo sai cosa mi ha detto? “Sei un cesso pieno di merda” e mi ha messo le mani attorno al collo per soffocarmi. A questo punto è arrivato». Sono parole che l’anziano riporta in un audio che è stato registrato. L’offesa e l’aggressione sarebbero arrivate proprio dal figlio. Un ulteriore indizio dell’indole di Riccioli arriva dalla denuncia che la seconda moglie ha fatto ai carabinieri dopo avere interrotto la relazione ed essere tornata a vivere a casa dei genitori. «Da quando l’ho lasciato, mi minaccia di morte e dice che non devo frequentare nessuno altrimenti ci uccide tutti e due. In più occasioni – aggiunge la donna – mi ha aggredito provocandomi delle ecchimosi, ma non ho referti perché solo una volta sono andata in ospedale ma ho dichiarato di essere caduta dalle scale». Ai militari, la donna avrebbe anche raccontato l’epilogo dell’ennesima discussione con Riccioli: «Denunciami, così mi butto pentito e di mezzo ci vai pure tu». Di fronte alla richiesta di chiarimenti sulla frase, però, la donna ha riferito di non sapere a cosa si riferisse il marito.
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