Aziende confiscate alla mafia: 96 su cento falliscono. Il Ministro Alfano che fa?

EMERGE QUESTO ED ALTRO DA UN’INTERROGAZIONE PRESENTATA DAL CAPOGRUPPO ALLA CAMERA DEL MOVIMENTO 5 STELLE, RICCARDO NUTI. “A RISCHIARE E’ SOPRATTUTTO LA SICILIA

Un’ecatombe, o quasi. il 96 per cento delle imprese sottratte alle grinfie della criminalità organizzata ed affidate agli amministratori giudiziari, secondo alcuni studi, fallirebbe. Con un costo sociale altissimo, soprattutto per tantissime famiglie che rimangono senza lavoro. Eppure i mezzi per evitarlo ci sarebbero. Recentemente a Milano sono stati formati 63 manager privati allo scopo di affiancare gli amministratori giudiziari nella gestione di queste imprese. Ma finora questi professionisti non sono ma entrati in azione.

A chiedere i motivi di questa impasse è il presidente del gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle alla Camera, Riccardo Nuti, che ha presentato in merito una interrogazione al ministro dell’Interno, Alfano.

Al ministro, Nuti chiede anche se lo Stato intende formare manager per la Sicilia, dove il fenomeno delle aziende sequestrate e confiscate alla mafia è particolarmente rilevante.

“L’italia – afferma Nuti – è il Paese dei proclami, e nei pochi casi in cui a questi segue un fatto, un provvedimento, anche questi spesso rimangono lettera morta. E il caso dei manager formati, ma rimasti ai box, è un fulgido esempio. Secondo gli ultimi dati disponibili – prosegue Nuti – ci sarebbero in Italia 1211 aziende amministrate dall’ l’Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata. Di queste 538 sono solo in Sicilia, per una percentuale che si aggira intorno al 40 per cento del totale. Ancora più rilevante è il dato palermitano, dove la concentrazione di imprese confiscate alla mafia è più di un quarto. E evidente come la presenza di manager esperti a fianco degli amministratori giudiziari se nel resto del Paese è necessaria, in Sicilia è quasi un dovere morale, se non vogliamo continuare ad ingrossare l’ormai sterminato esercito dei disoccupati”.

Redazione

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