Autunno sui Monti Sicani, tra canyon e naso all’insù «Per sostenere il parco, 70 operatori turistici in rete»

L’autunno è la stagione migliore per andare alla scoperta dell’incredibile varietà che offrono i paesaggi siciliani, complice un clima non più afoso e giornate ancora miti e lunghe. C’è una porzione del territorio siciliano che, nonostante le bellezze del suo territorio, sembra restare un po’ in disparte rispetto alle mete più famose e gettonate della Sicilia. Stiamo parlando del Parco Regionale dei Monti Sicani, cuore verde situato nell’entroterra della Sicilia centro meridionale, una zona non ancora raggiunta dal turismo di massa, dove è facile scorgere angoli di natura intatta e ricca di meraviglie.

Con i suoi 44mila ettari è per grandezza il terzo parco naturale in Sicilia (dopo quello dei Nebrodi e dell’Etna) e abbraccia dodici comuni tra le province di Agrigento e Palermo. Con la sua tanto attesa istituzione, appena tre anni fa, sono state accorpate quattro Riserve Naturali: Monte Genuardo e Santa Maria del Bosco, Monte Carcaci, Monti di Palazzo Adriano e Valle del Sosio, Monte Cammarata. A dispetto della poca notorietà dei suoi luoghi, l’intera area è davvero un preziosissimo scrigno di ricchezze geologiche, botaniche e faunistiche oltre che caratterizzarsi per un’estrema varietà di paesaggi naturali: altipiani, picchi montuosi, dolci colline, sconfinate vallate e fitti boschi incontaminati.

La presenza d’acqua è una costante per l’intero territorio dei Sicani (ci troviamo nel bacino delimitato dal fiume Platani, dal Frattina-Belice e dal Sosio-Verdura) e questa caratteristica si può ammirare nella sua manifestazione più affascinante tra i canyon scavati dal fiume Sosio nella sua omonima vallata: cascate, sorgenti, laghi e deliziosi specchi d’acqua che sorprendono piacevolmente il visitatore ad ogni escursione. Tra questi magici luoghi si trovano le meraviglioseListi d’u firriatu, delle gole lunghe otto chilometri e con pareti alte circa trecento metri dominate da una rupe su cui si trovano i resti del Castello Cristia. E ancora la Gola di San Benedetto e lo splendido Stretto di Santa Margherita, uno spettacolare canyon incastonato nel verde tra i comuni di Palazzo Adriano e Chiusa Sclafani.

Dal punto di vista geologico le rocce dei Monti Sicani sono le più importanti di tutta l’isola: è proprio qui che sono conservati i fossili più antichi della Sicilia, risalenti all’epoca del Permiano (dai 300 ai 250 milioni di anni fa). Si tratta di foraminiferi (organismi microscopici dai gusci calcarei), spugne, briozoi, brachiopodi (molluschi bivalvi), ammoniti, trilobiti (antichissimi organismi simili agli attuali crostacei), halobie, tutti antichi organismi che abitavano le acque costiere durante il triassico e che oggi ritroviamo custodite all’interno delle rocce. Un esempio su tutti dell’importanza di questo patrimonio geologico è rappresentato dalla Rocca di Salomone, piccolo rilievo meta da oltre un secolo di collezionisti e commercianti di fossili che nel corso del tempo hanno, purtroppo, saccheggiato questa piccola riserva fossilifera usando talvolta anche gli esplosivi. Altro motivo di interesse geologico dell’area è costituito dall’affioramento di calcari di Pizzo Mondello, geosito scelto dalla commissione internazionale di Stratigrafia come luogo rappresentativo e unico al mondo per il passaggio tra il Piano Carnico e Norico, due intervalli della scala geocronologica appartenenti al periodo Triassico.

La cima più alta dell’area protetta è rappresentata da Monte Cammarata (1578 metri di altezza), uno dei luoghi più incontaminati e meno battuti dal turismo locale, con una ricchissima biodiversità (qui si trovano almeno 40 specie endemiche di orchidee). La vera particolarità di Monte Cammarata è, però, l’incredibile varietà di avifauna che popola i cieli e che rende la zona molto amata da naturalisti e appassionati di birdwatching: l’aquila reale, l’aquila del Bonelli, il falco lodolaio, il falco pellegrino, il capovaccaio, (un piccolo e particolare grifone eretto simbolo del Parco), il gheppio, i rarissimi nibbio reale e bruno, la coturnice siciliana, il grillaio, il lanario, oltre a tutti i rapaci notturni come il barbagianni, la civetta, l’assiolo e l’allocco.

Numerosi i sentieri che attraversano l’area e che possono essere percorsi in mountain-bike, a cavallo o semplicemente a piedi per assaporare al meglio la tranquillità e il silenzio di questo meraviglioso angolo di natura. L’area è di notevole pregio anche dal punto di vista botanico: a Monte Genuardo ad esempio si conservano i resti di un’antichissima foresta composta da lecci, roverelle, aceri e querce virgiliane di straordinaria bellezza che prima coprivano l’intero territorio della Sicilia. Un luogo da non lasciarsi sfuggire è l’Abbazia di Santa Maria del Bosco, uno spettacolare monastero posto a 830 metri di altitudine ricco di storia e fascino costruito all’inizio del ‘600.

Spostandosi nel versante più orientale del massiccio dei Sicani, altro itinerario da non perdere è un’escursione a Pizzo della Rondine da cui si gode di una vista impareggiabile sulla vallata e sui boschi sottostanti, su Monte Cammarata e, ancora più in fondo, nelle giornate più terse, sulle Isole Eolie. 

Questa incredibile varietà di paesaggi naturali è costellata da numerosi Comuni dove il lavoro artigianale e la vocazione agro-pastorale non ha perso le proprie radici; Santo Stefano di Quisquina, suggestivo borgo sospeso nel tempo, celebre per la grotta di Santa Rosalia; Burgio, famosa per le sue colorate ceramiche artigianali; Lucca Sicula e Villafranca Sicula, conosciute per la ricca produzione dell’arancia di Ribera D.O.P.; Bivona, con le sue succose e gustosissime pesche; Palazzo Adriano, divenuto famoso per aver prestato la propria splendida scenografia al celebre film Nuovo Cinema Paradiso; il piccolo e caratteristico borgo di Giuliana, con il suo splendido castelloposto su una rocca a 736 metri di altezza; la multiculturale Contessa Entellina, oasi etnica, religiosa e linguistica per via dell’identità italo-albanese dei suoi abitanti; San Giovanni Gemini, con le sue sorgenti di acque termali e la grotta dell’Acqua Fitusa, ricca di concrezioni che ne ricoprono la maestosa volta.

«Sono tante ormai le realtà che operano all’interno dei Monti Sicani», spiega Michele Termine, vicepresidente della Rete degli Operatori dei Monti Sicani e presidente dell’associazione Sicani Outdoor. «Gli operatori turistici si sono riuniti in una rete che al momento raccoglie settanta soci, tra alberghi, ristoranti, associazioni di trekking, di cicloturismo, di equiturismo e centri di educazione ambientale. È la prima volta che in Sicilia gli operatori privati collaborano insieme autonomamente per sostenere il Parco. L’obiettivo chiaramente è quello di creare una realtà turistica solida, fare rete, richiamando turisti dalle altre parti della regione e d’Italia, nell’ottica di inserire i Sicani all’interno dei geoparchi italiani, creando ricchezza per il territorio e possibilità di lavoro per i giovani affinchè non abbandonino questi paesi».

«La nostra associazione – continua Termine – intende far conoscere i Monti Sicani grazie alle innumerevoli possibilità di escursioni che ci sono nel territorio; abbiamo anche firmato una convenzione con l’università di Palermo che ha preso in affido i terreni agricoli della fondazione senza scopo di lucro A. & S. Lima Mancuso, ex feudo Pietranera, a Santo Stefano di Quisquina: i terreni sono gestiti dal Dipartimento Scienze Agrarie, Alimentari e Forestali dell’Università degli Studi di Palermo che ne ha fatto un centro di ricerca sperimentale di eccellenza utile al progresso dell’agricoltura siciliana. La nostra associazione utilizza quest’area per le proprie attività di didattica ed educazione ambientale».

Michela Costa

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