Autostrade, una nuova bozza per la fusione Cas-Anas Missione da Roma in Sicilia per convincere deputati

Le lettere vergate con l’inchiostro di palazzo d’Orleans evidentemente non sortiscono più l’effetto d’inizio legislatura sulla maggioranza di governo. Dopo l’appello inviato da Rosario Crocetta ai parlamentari per salvare la fusione tra il Consorzio autostrade siciliane e l’Anas (sonoramente bocciata in commissione Bilancio), a correre ai ripari sono stati direttamente i funzionari della società nazionale, scesi in Sicilia per incontrare personalmente i deputati.

Il vertice si sarebbe svolto martedì sera, quando la dirigente dell’ufficio relazioni con le istituzioni dell’Anas ha incontrato il presidente dell’Assemblea regionale, Giovanni Ardizzone, insieme ad alcuni rappresentanti delle istituzioni, tra cui il segretario generale dell’Assemblea, il presidente della commissione Bilancio, Vincenzo Vinciullo, il deputato forzista Giorgio Assenza e il deputato del Pse Giovanni Di Giacinto. L’obiettivo, da quanto filtra dal palazzo, sembrerebbe essere stato quello di esporre il nuovo piano per la fusione delle due società e convincere i deputati sulla bontà dell’operazione. Obiettivo in parte raggiunto, visto che la seconda commissione starebbe lavorando a un emendamento di riscrittura della fusione tra Cas e Anas, che comunque, almeno in parte, disattenderebbe a quanto già predisposto dal governo.

«Intanto – spiega il presidente della seconda commissione, Vinciullo – per riorganizzare alcuni aspetti poco chiari, che naturalmente andavano ridiscussi. A cominciare dall’impegno di spesa, perché il governo pensa che l’operazione non abbia costi, stimati invece dalla commissione in tre milioni e 543.845,28 euro. Nello specifico, abbiamo quantificato la quota di partecipazione degli enti locali, pari al 36 per cento all’interno del Consorzio: è chiaro che se la Regione vuole cedere le quote, queste somme vanno versate agli enti locali e al momento non abbiamo soldi in bilancio».

Ancora tra i provvedimenti che saranno inseriti nel nuovo emendamento di riscrittura ci sarebbe «la definizione del nuovo consiglio d’amministrazione, una data certa di liquidazione del Cas, che abbiamo fissato al 31 dicembre 2017, una quantificazione puntuale di quali e quanti siano i debiti del Consorzio. Ma soprattutto è necessario mettere nero su bianco quanto valgono le concessioni in essere del Consorzio autostradale. Ricordo a me stesso che le autostrade Messina-Palermo, Messina-Catania e Siracusa-Gela, di cui il Cas possiede concessioni fino al 2030, sono le uniche a pagamento in Sicilia. Quello tra il Cas e l’Anas non è il matrimonio tra una vecchia sterile e storpia e il figlio del re. Il Cas è un peso solo se non è bene amministrato».

Non sono invece dello stesso avviso i Cinque Stelle, secondo cui, al contrario, «i dirigenti Anas – sottolinea Giancarlo Cancelleri – non si sarebbero scomodati fino a Palermo, se in ballo non ci fosse ben altro rispetto ai pochi pedaggi delle autostrade a pagamento». A insospettire i Cinque Stelle è innanzitutto la tempistica: «Si tratta comunque di un cambiamento epocale – aggiunge Cancelleri – e non è una valutazione né positiva, né negativa, ma certamente è una rivoluzione nel disastroso sistema autostradale siciliano. Non mi pare un’azione che sia consona a un governo che sbaracca le tende e se ne va, mi pare che ci sia una fretta che insospettisce lo spettatore, in questo caso noi, che invece dovremmo valutare la bontà della norma. È forse una svendita di fine stagione?».

Secondo Cancelleri, dietro l’interesse manifestato da Anas per la fusione tra le due società ci sarebbe «molto più di qualche milione di euro di pedaggi. E ci viene in mente che si possa trattare degli appalti di progettazione e costruzione della Siracusa-Gela, le cui concessioni sono in mano al Cas». La soluzione è dunque abbandonare la fusione? «No, ma di certo non è un’operazione che si può chiudere in fretta e furia. Intanto perché andrebbe fatto un concordato preventivo coi creditori. Poi andrebbe ristrutturato l’intero assetto aziendale, stabilendo dei tetti massimi agli stipendi, mentre in questo momento si spendono 20 milioni di euro per 343 dipendenti. E poi andrebbero rinegoziati i canoni, attualmente irrisori, degli autogrill. Insomma, mettere ordine nel Consorzio, prima di parlare di fusione. Anche perché, alla luce del disastro delle ex Province, all’Anas bisognerebbe proporre tra i termini dell’accordo anche la manutenzione delle strade provinciali».

Miriam Di Peri

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