«Le royalties pagate appaiono esose rispetto alla diminuzione del flusso aeroportuale». Tempo di crisi per Autogrill, una delle catene di ristoranti per viaggiatori più note in Italia e nel mondo. Seguendo l’esempio di quanto già fatto a Roma, Milano, Bologna e Livorno, ha deciso di chiudere il proprio punto vendita all’interno dell’aeroporto di Catania, inaugurato a maggio del 2007 insieme all’attuale aerostazione. I cinquantadue dipendenti, tutti assunti con contratto a tempo indeterminato, hanno ricevuto la comunicazione della chiusura già il 9 di febbraio. L’attività dovrebbe essere ceduta a un operatore locale e, secondo quanto stabilito dal contratto collettivo di lavoro turismo, settore pubblici servizi, dovrà essere garantita la riassunzione del personale. Ma arrivato il giorno della chiusura, l’incertezza tra i lavoratori regna sovrana.
«Non abbiamo ricevuto nemmeno tutti una lettera di licenziamento, dovremo presentarci a lavoro il 2 maggio? Non lo sappiamo, ma hanno già iniziato a smontare il ristorante», riferisce Gabriella Pulvirenti, lavoratrice Autogrill fin dal giorno dell’apertura e referente sindacale Uiltucs. «Il 6 maggio dovrebbe subentrare il nuovo gestore, ma l’esito della gara non è ancora stato ufficializzato», spiega Gabriella. Al momento l’unica certezza è una proposta di Autogrill ai lavoratori: un mese di retribuzione in cambio della rinuncia a qualsiasi azione legale. «Ma noi è da un anno che viviamo nell’incertezza e se si dovrà scioperare, sciopereremo», assicura Ambra, anche lei lavoratrice Autogrill da sei anni. In attesa di sapere a quali condizioni verranno riassunti, i dipendenti conoscono per il momento solo il nome dell’azienda che prenderà il posto della multinazionale: è la Euroservizi di Acireale.
«Il 9 febbraio è partita inaspettatamente la procedura di mobilità e non c è stata nessuna volontà delle parti di salvaguardare cinquantadue famiglie e nemmeno da parte della Sac di trattenere nello scalo un marchio importante come Autogrill», commenta Sergio Romano, membro della segretaria provinciale Uiltucs. Che, anche in riferimento al basso profilo assunto finora dagli altri sindacati di categoria, commenta: «Stupisce come al giorno d’oggi sia stato possibile espellere cinquantadue persone dal mondo del lavoro senza che un’ora di sciopero sia stata effettuata. Ci auguriamo che chi si è assunto la responsabilità dia ai lavoratori la certezza di ripristinare le stesse condizioni economiche e che, all’ arrivo di una nuova azienda, vada fino in fondo, anche a costo di rescindere qualsiasi contratto d’appalto se lo stesso non garantisse le stesse posizioni dei lavoratori», conclude il sindacalista.
[Foto di geccol]
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