Augusta, tangenti e corruzione all’Autorità portuale Procura: «Gare truccate con bandi ideati dai privati»

Bandi di gara ideati da privati, con il chiaro intento di ritagliarli su misura delle imprese che avrebbero dovuto aggiudicarsi quegli appalti. Affari nei quali poi gli stessi professionisti avrebbero ricevuto incarichi di consulenza. Sullo sfondo la pubblica amministrazione, con funzionari corrotti tramite importanti prebende. Questo il quadro tracciato dai magistrati della procura di Siracusa e dagli uomini della guardia di finanza attorno alle attività dell’Autorità portuale di Augusta

L’inchiesta ha portato all’arresto di Gaetano Nunzio Miceli, 57 anni, e dei fratelli Giovanni e Pietro Magro. I tre, con il primo che è considerato il vertice del sistema di corruzione, sono soci dello studio di progettazione Tecnass srl, società che è stata sequestrata su disposizione del tribunale. Arrestati anche i funzionari dell’Autorità portuale di Augusta, Giovanni Sarcià e Venerando Toscano, e l’ingegnere Antonino Sparatore, commissario in una delle gare d’appalto che sarebbero state truccate. Misure interdittive sono state inoltre comminate agli ingegneri Salvatore La Rosa e Francesco Patania.

Nel mirino delle Fiamme gialle sono finiti gli appalti legati ai grandi progetti per l‘Hub porto di Augusta. Opere finanziate con i fondi europei, per un valore complessivo di cento milioni di euro. Protagonista assoluto del giro di corruzione sarebbe stato, come detto Nunzio Miceli, già arrestato negli passati con accuse simili sempre legate al porto di Augusta. «I bandi e i disciplinari di gara – scrivono le Fiamme gialle – non venivano direttamente predisposti dai funzionari dell’ente pubblico appaltante, bensì venivano realizzati da professionisti titolari di una società di progettazione siracusana. In alcune circostanze, taluni commissari di gara, dopo aver svolto l’incarico di componente della commissione aggiudicatrice, ricevevano – anche con lo schermo di terzi soggetti – incarichi di consulenza dalla società che si era aggiudicata l’appalto».

In questo quadro i funzionari pubblici avrebbero avuto un ruolo meramente formale, occupandosi della pubblicazione degli atti ma non intervenendo mai nel ruolo che la normativa gli assegna. I due avrebbero incassato 500mila euro ciascuno per i favori fatti. «I responsabili unici del procedimento dell’Autorità portuale si limitavano, di fatto, alla stampa e alla pubblicazione in Gazzetta ufficiale», sottolineano i finanzieri. 

I professionisti dello studio di progettazione sequestrato, attraverso questo sistema, si sarebbero garantiti consulenze – di fatto già concordate ancora prima della partecipazione alle gare – per un ammontare di circa otto milioni di euro. Miceli e soci, nel tentativo di occultare i proventi illeciti, allontanandoli dalle possibili attenzioni delle autorità italiane, avrebbero fatto riferimento a tre società maltesi il cui ruolo, stanto ai magistrati, non sarebbe stato altro che quello di incassare i compensi. 

Redazione

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