Augusta, dispersi 400mila litri di cherosene Arpa: «Rischio di infiltrazione nelle acque»

La rottura di un oleodotto, nella zona industriale di Augusta, è stata la causa dello sversamento di circa 400mila litri di cherosene nel letto del Cantera, torrente storico che sfocia nella rada megarese. Un disastro ambientale a pochi passi dalle rovine di Megara Iblea: una delle più antiche colonie greche del sud Italia oggi circondata dagli impianti industriali. Sembra scongiurato il pericolo d’inquinamento del mare, ma l’Arpa teme adesso un’infiltrazione delle falde acquifere. La capitaneria di porto ha già avviato un’inchiesta e il comune di Augusta ha annunciato che convocherà le aziende coinvolte.

Già da diversi giorni, gli abitanti dei comuni di Augusta, Priolo e Melilli avvertivano uno strano tanfo. «Siamo stati allertati dal prefetto dei cattivi odori in quella zona – racconta l’assessore all’Ecologia Michele Accolla – che pensavamo provenissero dalla discarica comunale». Poi, a sciogliere ogni dubbio, giovedì mattina la scoperta da parte di alcuni operai della centrale Enel Tifeo: un tratto di linea dell’oleodotto Isab, che da nord si collega allo stabilimento Sasol, per giorni aveva disperso idrocarburi nell’ambiente circostante. «Una tubazione non più utilizzata – secondo il direttore dell’Arpa di Siracusa Gaetano Valastro – ma che era ancora piena di cherosene».

L’aria nel frattempo si era fatta irrespirabile e il liquido industriale aveva macchiato il suolo e colorato di rosso la foce del Cantera. «E’ uno dei fiumi che, insieme al torrente San Cusumano, al fiume Marcellino e al Mulinello, sfocia nel porto megarese», spiega Luca Di Giacomo, dell’associazione culturale ‘Màrilighea. Per nulla casuale era stata la scelta dei coloni greci di fondare – nel 728 a.c. – la città di Megara Iblea proprio da queste parti: quei corsi d’acqua, infatti, avrebbero rappresentato un’importante fonte di approvvigionamento idrico per l’insediamento coloniale. «Chissà se sono riusciti ad arginare completamente lo sversamento in mare – si chiede Di Giacomo – Noi abbiamo seri dubbi perché la concentrazione è davvero alta».

L’Arpa, coadiuvata dalla capitaneria di porto, ha effettuato i campionamenti delle acque e da giorni alcune imprese degli stessi stabilimenti industriali sono a lavoro per aspirare il prodotto dal torrente. Sabato mattina la chiazza è ancora ben visibile e l’odore di cherosene dà alla testa. Nessuno degli operai impegnati nella bonifica vuole rilasciare dichiarazioni. «Siete della stampa? – chiede uno di loro – Guardate che non potete stare qui, bisogna essere autorizzati». E continua: «Sono questioni delicate e non siamo autorizzati a parlare con nessuno». Un altro si avvicina, sostenendo che non si tratti solo di cherosene, e consiglia di abbandonare il cantiere: «Andatevene, chi ve lo fa fare, almeno voi evitate di respirare questi veleni».

Intanto l’Arpa procede negli accertamenti: «Lunedì saranno pronti i risultati delle analisi, ma fortunatamente il Cantera era attrezzato e protetto dalle panne assorbenti – afferma Valastro – E dai primi controlli sembrerebbe scongiurato il rischio che il prodotto abbia raggiunto il mare». Per Valastro la contaminazione del Cantera sarebbe «non irreversibile». Ma ulteriori indagini verranno effettuate e una porzione di suolo dovrà essere analizzata, fino in profondità, per verificare se la falda acquifera ha subito infiltrazioni.

L’assessore Accolla si dice preoccupato per l’accaduto «perché se è successo in quel tratto di oleodotto – afferma – può succedere dappertutto». E un incontro è già in programma, per la prossima settimana, tra il sindaco, l’Arpa di Siracusa, la capitaneria di porto, i rappresentanti della provincia e i vertici dell’Isab. «E’ un incidente rilevante, non una cosa banale – ammette l’assessore – C’è un’inchiesta della capitaneria di porto e, se verranno accertate responsabilità, il comune di Augusta, in rappresentanza della città, si costituirà parte civile». Le stesse intenzioni manifestate anche da Legambiente e molte altre associazioni ambientaliste del Siracusano. «Convocheremo anche le altre aziende che gestiscono oleodotti per verificare l’affidabilità delle reti – conclude Accolla – Vogliamo capire i livelli di sicurezza e le misure di prevenzione che loro ci garantiscono».

Gianmarco Catalano

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