Non vi è alcuna prova dell’esistenza di quel ‘sodalizio criminale’ che costituirebbe l’associazione a delinquere «con finalità di turbamento dell’ordine pubblico».
E’ quanto scrive, nella sostanza, il tribunale del riesame di Palermo nelle motivazioni con le quali ha rigettato le misure cautelari che la procura di Palermo aveva inflitto a 17 attivisti dei centri sociali di Palermo.
La vicenda aveva creato scalpore perché per la prima volta veniva contestata ai giovani dei centri sociali l’ipotesi di associazione per delinquere finalizzata alla turbativa dell’ordine pubblico oltre a una decina di specifici episodi di sciopero non autorizzati o di danneggiamenti e blocchi stradali.
Il tribunale ha annullato le misure cautelari due settimane fa ed ha depositato, ora, le motivazioni di quella decisione. «Come da noi auspicato, i giudici sono andati oltre esprimendo – dicono gli esponenti dei centri sociali in una nota – come di loro competenza, esprimendo una serie di valutazioni generali riguardanti l’intero impianto accusatorio che sorregge l’indagine: secondo questi giudici, in sostanza, non vi è alcuna prova dell’esistenza di quel sodalizio criminale che costituirebbe l’associazione a delinquere con finalità di turbamento dell’ordine pubblico ipotizzata dall’accusa».
«Non possiamo che essere soddisfatti. È emersa l’assenza di quelle tendenze eversive che avrebbero giustificato una misura cautelare – dice il legale dei 17 Giorgio Bisagna – i giudici si sono espressi chiaramente sull’inconsistenza dell’intero apparato accusatorio sostenendo infine che ‘In relazione ai reati fine va detto che essi sono stati connessi ad atteggiamenti di protesta politica che, sebbene declinata in termini violenti non sono sfociate in derive incontrollate».
Ma i giovani dei Centri Sociali non si fermano alla soddisfazione per lo scampato pericolo giudiziario e attaccano frontalmente la magistratura «Una botta durissima per dei Pm – si legge nella loro nota – che da oggi si ritrovano il proprio teorema messo in discussione anche dalla stessa magistratura. Un bel passo in avanti, invece, per i movimenti sociali palermitani».
Di fatto i centri sociali ritengono di uscire rafforzati e motivati da questa vicenda «Dopo la mobilitazione cui hanno partecipato migliaia tra giovani, studenti, docenti, artisti e intellettuali, operai e senzacasa, e dopo la splendida campagna #Sui17cimettolafirma; dopo la revoca delle misure cautelari di dieci giorni fa, anche oggi le righe della sentenza delegittimano le strategie repressive messe in campo in queste settimane contro il diritto ad organizzarsi, manifestare, esprimere il proprio dissenso – continuano – siamo felici per un ulteriore pronunciamento che riporta sul piano del realismo una vicenda che alcuni volevano stesse su quello della finzione giornalistica; sereni nel proseguire il nostro lavoro sociale e politico nella nostra città, restiamo comunque vigili sugli sviluppi dell’indagine (che seppur compromessa resterà in piedi fino alla prossima mossa della Procura) e preoccupati che il paradigma repressivo-accusatorio cui hanno provato a sottoporci non sia una rarità nello scenario dei futuri attacchi contro i diritti collettivi e i movimenti sociali. Ogni tentativo di negare la politicità a lotte e istanze che provengono politicamente dal basso andrà contrastato con la stessa determinazione con cui Palermo si è schierata al nostro fianco in queste ultime settimane».
Infine mandano un monito alla città di Palermo «Intanto, però, riprendiamo le nostre attività, le nostre lotte: torniamo a cambiare Palermo!»
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