Assistenza disabili, Crocetta chiama Asu, Lsu e Pip Associazioni: «Improvvisazione che lascia perplessi»

Un disegno di legge che finalmente, con anni di ritardo sulle altre Regioni e sull’onda mediatica delle polemiche delle scorse settimane sull’assistenza ai disabili, istituisce il Fondo regionale per le disabilità. L’annuncio di Rosario Crocetta è arrivato a margine dell’audizione in commissione Sanità, dove il governatore ha relazionato sulle risorse a disposizione e sugli operatori che la Regione intende mettere a disposizione della disabilità gravissima nell’Isola. Dal punto di vista economico, si tratta di 36 milioni di euro, dei quali «venti – spiega il vicepresidente della commissione Sanità all’Ars, Vincenzo Fontana – saranno prelevati dalle regolamentazioni contabili, mentre 16 milioni proverranno da fondi comunitari».

È destinato a sollevare nuove polemiche, invece, l’aspetto legato agli operatori che tecnicamente dovrebbero occuparsi di disabilità. Se negli scorsi giorni, infatti, Crocetta aveva puntato li dito contro le cooperative convenzionate che forniscono il servizio di assistenza ai disabili, ecco la proposta messa in campo dal primo inquilino di palazzo d’Orleans: rompere questo sistema coinvolgendo gli Asu, gli Lsu e gli ex Pip. «Questi precari verranno pagati di più – ha sottolineato Crocetta -, ma dovranno andare a lavorare. All’inizio si farà un contratto con tre mesi di prova, se il candidato non si rivela idoneo perde il posto e si applicano le regole del mercato del lavoro. Oggi abbiamo un problema con l’insufficienza della disabilità, occorre fronteggiarlo e ridare dignità a chi ha necessità di assistenza per sopravvivere».

Ma a saltare sulla sedia sono le associazioni di disabili, che ricordano al presidente che «per diventare un operatore socio sanitario occorrono 900 ore di formazione». A dirlo è Giovanni Cupidi, nominato negli scorsi giorni da Crocetta all’interno della cabina di regia istituita proprio per coordinare le attività che ruotano attorno all’assistenza ai disabili. Ma che, al momento, resta soltanto un annuncio, visto che la cabina non si è ancora riunita e che nessuno ha chiesto l’opinione di Cupidi. «Io voglio ricordare al governatore – fa eco Antonella Balistreri, dell’omonima Fondazione che si occupa di medullolesi – che i disabili sono innanzitutto persone, poi sono anche disabili. Quello che serve è competenza e professionalità, non si può agire con approssimazione». 

Ma il presidente della commissione Sanità, Giuseppe Digiacomo, stempera sul nascere la polemica, sottolineando come la norma che istituisce il Fondo per la disabilità «rimanda a un ddl successivo che sarà presentato dall’assessorato alla Salute entro un mese dall’approvazione della Finanziaria. Lì saranno indicate tutte le modalità, comprese quelle di selezione del personale che si occuperà di erogare il servizio». Insomma, al di là degli annunci di Crocetta, la partita sulla disabilità è tutt’altro che chiusa.

L’amaro in bocca resta lo stesso, come evidenziato invece da Antonio Costanza, dell’Anffas Sicilia, che ammette: «Non comprendiamo per quali ragioni avviene sempre questa formazione a posteriori. Non basta dire, e cito testualmente quello che ha detto Crocetta in sala Alessi quando siamo stati a palazzo d’Orleans con Pif, “prendo impiegati che non fanno nulla, li formiamo e li mettiamo a lavorare”. Noi vogliamo sapere chi sono queste persone. Che formazione faranno? Per quante ore? E quante ore di assistenza saranno garantite? Sinceramente tutta questa improvvisazione lascia perplessi. Nell’ottica della qualità e della continuità, è una risposta sufficiente o si tratta dell’ennesimo provvedimento tampone? Qua non possiamo sbagliare, perché abbiamo in mano la vita della gente».

E se già Cupidi sottolineava come in realtà la cabina di regia non si sia ancora insediata, Costanza rincara la dose: «Come mai il governatore non si sta premurando di sentire le associazioni rappresentative della disabilità in Sicilia? Le persone con disabilità devono essere coinvolte nei processi politici e decisionali che riguardano la loro vita, come mai non si è sforzato di sentire il parere delle associazioni rappresentative per sapere cosa ne pensano?». 

Miriam Di Peri

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