Politica

Assessora regionale «figlia di un mafioso» degli anni ‘40. Nuccia Albano: «Non rinnego mio padre, ma lavoro per la legalità»

«Ero solo una bambina, sono venuta a conoscenza di questi fatti da grande, non rinnego la storia di mio padre, non ho avuto nessuna refluenza, né io, né la mia famiglia». E ancora: «Faccio questo lavoro per la legalità. Su di me non troverete niente perché non c’è niente». Così parla Nuccia Albano, assessora regionale alla Famiglia e al Lavoro alla giornalista di Report che le chiede di suo padre, Domenico Albano, «condannato per mafia di Borgetto», in provincia di Palermo. Notizia rimasta sopita, ma che ha fatto subito gridare allo scandalo, ancor più perché Albano in giunta rappresenta la nuova Democrazia cristiana targata Totò Cuffaro.

In realtà la mafia in questione è un’associazione criminale piuttosto datata, l’attività di Domenico Albano risale agli anni Quaranta, quando Cosa nostra ancora non esisteva così come la conosciamo e la mafia locale si mescolava col banditismo. Sarebbe stato proprio Albano uno di quegli esponenti della mafia locale a coprire le scorrerie del bandito Salvatore Giuliano, da ben prima della strage di Portella della Ginestra, avvenuta nel 1947, quando l’assessora Albano aveva poco più di tre anni. «Non credo che le colpe dei padri debbano cadere sui figli e sono consapevole che Nuccia Albano ha una storia e una carriera importante – dice Ismaele La Vardera, deputato di Sud chiama nord è vicepresidente della commissione Antimafia – Lei infatti è stata la prima donna medico legale e, addirittura, è stata tra coloro i quali hanno svolto l’autopsia sul corpo di Giovanni Falcone e di Libero Grassi. Mi chiedo però, se è normale che questa vicenda sia stata sempre nascosta. È normale che l’assessora Albano avendo quel padre così scomodo non ne abbia mai preso le distanze in pubblico, per rivendicarne una netta contrapposizione? Il silenzio in questi faccende è pericoloso». Il deputato ha infine chiesto alla stessa Albano e al presidente della Regione Renato Schifani di prendere una posizione pubblica in merito a questa vicenda.

Gabriele Ruggieri

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