La battaglia del presidente dell’Assemblea regionale Gaetano Galvagno ha radici antiche. Già in una delle sue prime conferenze stampa, dove tracciava un bilancio dei primi cento giorni dell’attività del parlamento siciliano, il deputato eletto tra le fila di Fratelli d’Italia aveva auspicato un cambio di passo sul numero di leggi che sarebbero state vagliate dall’Assemblea. Promessa impossibile da mantenere se non attraverso un’accelerazione del lavoro delle commissioni parlamentari, che sono incaricate di soppesare ed eventualmente sistemare i disegni di legge prima che arrivino tra i banchi di sala d’Ercole. Settimane dopo era scoppiata la polemica sul frequente assenteismo dei deputati alle sedute delle varie commissioni, cosa che in qualche modo paralizzava il lavoro dell’Ars e anche lì il numero uno di sala d’Ercole aveva preso posizione in maniera chiara.
Poi la frecciatina durante la Finanziaria, poco più di un mese fa: «Se non volete gli ordinamentali (articoli del documento in discussione che vanno a normare delle tematiche, ndr) nella Finanziaria è semplice: basta fare le leggi – aveva detto – Se volete io posso lasciare il Parlamento aperto anche di domenica. Ma poi ci dovete andare in commissione». Parole pronunciate col sorriso in volto, ma non per questo non dette con serietà, visto che questo, per Galvagno, resta ancora un tema rovente, quasi una questione personale. Anche perché basta guardare il bilancio di questi primi tre mesi di attività dell’Assemblea nel 2024 per giustificare il pensiero fisso del presidente: tolto il tempo impiegato per approvare la Finanziaria, infatti, al netto delle ultime due bocciature di fila del dl Salva-ineleggibili e della riforma delle province, sono veramente pochi gli atti partoriti dall’Ars e finiti in Gazzetta ufficiale.
E così è arrivato lo sfogo di tre giorni fa, con Galvagno che convoca i presidenti delle varie commissioni per chiedere – ancora una volta – il cambio di passo. «Ci sono tanti disegni di legge depositati, bisogna andare avanti» dice e ha ragione, visto che in stand by ci sono quasi 700 provvedimenti da lavorare e spedire al vaglio dell’Ars. E tra queste ci sono anche leggi importanti. Un appello che tuttavia sembra non avere sortito grandi effetti. Basti pensare che all’ultima seduta della commissione Lavoro, formazione e cultura, giusto per fare qualche esempio, il 21 febbraio, erano presenti in cinque su 13. Otto su 13 i presenti in commissione Affari istituzionali, sette su 13 in commissione Salute, cinque su 13 nella commissione Ambiente, territorio e mobilità. E per gran parte i presenti erano oltretutto deputati d’opposizione. Non proprio il cambio di passo che ci si aspettava.
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