Finanziare la latitanza di Matteo Messina Denaro. Sarebbe questo l’obiettivo dell’assalto, avvenuto nel novembre 2013, ai danni dell’Ad Trasporti, società di Campobello di Mazara.
È quanto emerge dall’operazione “Eden 2”, portata avanti dal Ros e dal comando provinciale dei carabinieri di Trapani. I militari dell’Arma, in queste ore, stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dalla Procura distrettuale antimafia di Palermo, nei confronti di quattro esponenti di Cosa nostra. Per tutti, l’accusa è di rapina e ricettazione aggravate dalle finalità mafiose. Ad aver avuto un ruolo nella realizzazione dell’assalto sarebbero state le cosche di Bagheria e Castelvetrano. Gli arrestati sono: Giorgio Provenzano, ritenuto capodecina del mandamento di Bagheria, Domenico Amari, di Villabate, Michele Russo, del quartiere palermitano di Brancacio, e Alessandro Rizzo, ricettatore di Palermo.
Secondo gli inquirenti, dietro il colpo, che fruttò ai rapinatori circa 100mila euro, ci sarebbe stata l’esigenza di recuperare liquidità da utilizzare per favorire la primula rossa della mafia siciliana. Sulla cattura di Messina Denaro, latitante dal 1993, negli ultimi mesi si sono affollate le voci che vedrebbero compiuti importanti passi in avanti: «[La rapina] è servita a finanziare – ha dichiarato al Gr1 il colonnello Stefano Russo, comandante provinciale dei carabinieri di Trapani – le casse delle cosche mafiose di Palermo e Castelvetrano, ma anche la famiglia anagrafica di Matteo Messina Denaro. Il latitante ha bisogno di sostentamento ed è chiaro pure che Cosa nostra ha bisogno di fondi per andare avanti».
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