«Nel silenzio di molti, a Gela si sta consumando un Armageddon sociale, che non ha precedenti nella storia industriale contemporanea. La città rischia di essere travolta dalle macerie di una politica inefficace che non saputo ponderare la questione occupazionale del post-industrializzazione». A scrivere non è qualche illustre inviato del Corriere della Sera o di Repubblica, mandato nella città del golfo per raccontare il dramma di una città ancora abbarbicata alle politiche industriali dell’Eni. È invece lo stesso sindaco della città, il pentastellato Domenico Messinese.
Attraverso una nota ai giornali in una prosa inusuale per il primo cittadino, Messinese annuncia un’iniziativa forte per sensibilizzare un governo nazionale che finora si è dimostrato sordo. «Se non riceveremo segnali forti e tempi certi nei prossimi giorni – ha concluso il sindaco – ci considereremo orfani di questo governo, esponendo a mezz’asta le bandiere del nostro Comune». Con il rischio di aspettare Godot. C’è tempo pure per ripercorrere le tappe che hanno portato ad un clima di crescente sfiducia, mista ad una tensione che continua a salire. «Alla luce dei risvolti di oggi – continua il primo cittadino – la tappa ferragostana del premier Renzi a Gela nel 2014, con ministri e sottosegretari al seguito, assomiglia più al sogno di una farsa di mezza estate. “Il Sud riparte” aveva auspicato il presidente del Consiglio, ma non ci saremmo aspettati che si riferisse ad una nuova emigrazione come quella che in questi mesi sta impoverendo il territorio delle sue energie migliori. Oggi Renzi cita Gela come un successo della sua politica. Non oso immaginare quali siano le proporzioni dei suoi insuccessi».
Una presa di posizione forte, quella della giunta, che pare (anche) un tentativo per ricompattare gli sfilacciamenti dei dissidenti all’interno del Movimento Cinque stelle. Un’iniziativa, il lutto per l’assenza di lavoro, che non è condivisa da tutti. Basti citare il dissenso di Orazio Mili, componente del comitato spontaneo ex lavoratori Clorosoda, il cosiddetto reparto killer all’interno della Raffineria di Gela. «Ecco sindaco – scrive Mili su Facebook – la mia bandiera a mezz’asta la dedico sa a chi? A tutti i miei concittadini che hanno perso la vita per il cancro, per il lavoro e per tutti i caduti in servizio; non posso mica dedicarla a chi ha perso o sta perdendo il lavoro, pur essendo solidale. Sindaco – conclude Mili – il lavoro è cosa preziosa perché riguarda la dignità umana però il lavoro lo si potrà sempre cercare e trovare. La vita invece, una volta persa, non la si ritrova più, si perde punto e basta, e il gran dolore rimane ai familiari».
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