Asili nido, regolamento e tariffe in Consiglio Sì al dibattito, ma la votazione è rinviata

Tornano all’ordine del giorno del Consiglio comunale di Catania gli asili nido. Al centro del dibattito il nuovo regolamento deciso dall’amministrazione guidata dal sindaco Enzo Bianco, e in particolare l’aumento delle tariffe a carico degli utenti. Un emendamento tra i 12 proposti dai consiglieri di maggioranza, tenta di andare incontro alle richieste delle famiglie che tanto hanno protestato in questi mesi contro la nuova regolamentazione che prevede, oltre agli aumenti, una minore differenziazione delle tariffe per fasce di reddito. Dopo una lunga discussione iniziata alle 17, però, alle ore 21 e 15 la seduta viene sospesa per mancanza del numero legale.

E’ dunque rinviato a oggi pomeriggio l’inserimento degli asili nido nel novero dei servizi a domanda individuale, ovvero le attività gestite dai Comuni, poste in essere e utilizzate a richiesta dell’utente, che non siano state dichiarate gratuite per legge nazionale o regionale e che quindi richiedono una contribuzione da parte di chi ne usufruisce.

Insieme a questo una nuova rimodulazione delle tariffe secondo 5 fasce di reddito. La prima fino a 12 mila euro di reddito, la seconda fino a 17mila e 500 euro, la terza fino a 38mila euro, la quarta fino a 45mila euro e l’ultima per i redditi superiori a quest’ultima cifra. Il contributo richiesto alle famiglie appartenenti alla fascia di reddito più bassa è di 55 euro per la mezza giornata e di 145 per tutto il giorno. Numeri che salgono in ogni fascia a seconda che si usi il servizio per la mezza o l’intera giornata a  75 o 195 euro per la seconda fascia, 165 o 230 per la terza, 228 0 275 per la quarta e 255 o 290 euro per la quinta. Tra gli emendamenti proposti, poi, anche una riduzione in percentuale della tariffa nel caso di più figlio nello stesso asilo, o nel caso in cui il bambino sia orfano. Una maggiore elasticità nel periodo di tolleranza in caso di morosità delle famiglie prima dell’esclusione del bambino, nonché l’impegno per l’amministrazione di riportare il servizio nell’ambito della direzione pubblica istruzione in quanto servizio socio educativo.

«Non solo abbiamo salvato gli asili nido che dalla precedente amministrazione erano stati cancellati, abbiamo innalzato la qualità, aumnetato il numero dei bambini a cui è destinato il servizio e evitato la perdita di circa 650 mila euro di soldi del Piano d’azione Coesione (Pac)», sostiene l’assessore al welfare Fiorentino Trojano. «Quello che stiamo facendo è un piano di revisione della politica dell’infanzia da zero a tre anni che ci permetterà di avere accesso a tutti i fondi a disposizione con un livello di qualità elevato e quindi di potere nuovamente rimodulare le tariffe di contribuzione degli utenti di circa il 40 per cento secondo le nostre previsioni. Senza un regolamento, però, questi soldi sarebbero persi  insieme con il servizio».

Per nulla d’accordo con l’assessore Manlio Messina, capogruppo di centro destra, autore di una pregiudiziale (bocciata dall’aula), e che difende la precedente maggioranza consiliare di cui era componente. «Non è vero che avremmo perso i soldi della Pac e che abbiamo annullato il servizio – ha detto – abbiamo anzi inserito gli asili nido tra i servizi sociali, che sono anche servizi alla famiglia a cui sono destinabili i fondi Pac, proponendo un solo regolamento».

A partecipare alla seduta del Consiglio in quanto visitatori, anche numerosi cittadini tra cui i genitori dei bimbi che frequentano gli asili comunali e le operatrici che affiancano le maestre. «Siamo 99 donne con un futuro incerto. Ci sentiamo tagliate fuori e abbiamo paura che il contratto che scade il 14 gennaio non venga rinnovato», lamentano le ausiliari Lucia Sinatra e Alessandra Sciuto.

Tra il pubblico anche Maria Elena Bonaccorsi, mamma di Ginevra di due anni. Non è riuscita a fare inserire sua figlia in graduatoria per gli asili comunali quest’anno perché, in previsione del nuovo regolamento, non sono stati accettati bambini in più rispetto a quelli che frequentavano l’anno scorso. «All’ufficio di via Fiorito mi hanno detto che gli asili avrebbero chiuso e che avrei fatto meglio a portarla in un privato», racconta. Ha quindi deciso di portare la figlia in un istituto privato, «ma pago 150 euro per mezza giornata, mentre con il vecchio regolamento ne avrei pagati solo 40. Ci speravo», afferma.

E mentre qualcuno ascolta in aula, altri presidiano l’ingresso di palazzo degli Elefanti. Tra loro anche alcuni componenti di una scuola di samba del rione Gammazita che con tamburi e strumenti a percussioni partecipavano al presidio facendo un po’ di musica.

«Gli emendamenti presentati danno risposte insufficienti seppure rappresentino un segnale che l’ammistrazione ha capito che il problema è enorme – afferma Matteo Iannitti di Catania bene comune -. Il rischio c’è e rimane:  il sistema regge solo con 530 iscritti e con queste tariffe è difficile che si possano raggiungere questi numeri», conclude.

desireemiranda

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