«Un sindaco di un Comune del Catanese, a cui avevamo dato trecento milioni durante l’emergenza per la cenere vulcanica dell’Etna, mi mandava la foto della cenere vulcanica e mi chiedeva come spenderli». Il peccato senza peccatore lo racconta Antonio Scavone, assessore alle Politiche sociali a Direttora D’Aria, in onda su Sestarete e Radio Fantastica. L’aneddoto torna utile per spiegare l’ennesimo flop nella corsa ai fondi del Pnrr. La questione, stavolta, riguarda il bando destinato alla costruzione di nuovi asili nido. Un obiettivo per il quale il Piano nazionale di ripresa e resilienza aveva previsto oltre due miliardi e quattrocento milioni di euro. Il verbo al passato è d’obbligo se si considera che a presentare la domanda sono stati veramente in pochi e che oltre la metà dei fondi disponibili è rimasta sul piatto.
Complici le difficoltà burocratiche, le diversità strutturali delle Regioni, la tanta confusione sull’attribuzione delle competenze e la circostanza per cui il bando destina i fondi esclusivamente alla costruzione degli edifici scolastici senza aiuti concreti nella gestione e organizzazione, al Sud sono state davvero poche le domande presentate. Un’altra occasione sprecata, dunque, che vede la Sicilia sul podio dei non richiedenti, seconda solo alla Campania. Il flop, in realtà, riguarda tutta Italia, anche se con le dovute eccezioni. Come la Regione Puglia che, addirittura, ha presentato più richieste di quelle presentabili. E così restano inutilizzati più della metà dei fondi disponibili. Per questo il termine per presentare la domanda, originariamente fissato al 28 febbraio, è stato prorogato al 31 marzo. L’Isola, con circa cinquanta asili pubblici con cui riesce a coprire solo il 10 per cento dei bambini siciliani dai tre mesi ai tre anni – percentuale che si riduce al 6 per cento con riferimento ai soli asili comunali -, si posiziona tra gli Enti locali che ha prodotto meno richieste. Un paradosso che si manifesta nel mancato raggiungimento della soglia obbligatoria fissata dai Livelli essenziali di prestazione (Lep) che invece obbligano a coprire il 33 per cento di bambini accoglibili. In soldoni mancano circa 30mila posti.
«La Sicilia si trova in una situazione molto complicata da prima che si parlasse del Pnrr – sostiene ai microfoni di Radio Fantastica e Sestarete il vicepresidente Fism Orazio Platania -, la necessità di creare nuovi posti tiene banco da parecchio tempo». Per Cgil i fondi ci sarebbero a prescindere dal recovery plan. «Già da un pezzo sono disponibili i fondi derivanti dal sistema integrato della legge Buona scuola, ma non si sono mai utilizzati – continua Platania -. I comuni non riescono a programmare e utilizzare i fondi». Tuttavia permane la difficoltà di sfruttare ciò che è già esistente: dalle strutture fino al personale. «I comuni di solito si trincerano sul fatto che non hanno soldi, in realtà ci sono ma vengono spesi male – conclude Platania -, anche se come si perdono rimarrà sempre un mistero».
Non sembra però essere tutta colpa dei Comuni. «Il fatto che ci siano le risorse non significa automaticamente che ci siano i soldi – spiega in trasmissione Gabriella Messina di Cgil -, lo stanziamento delle risorse è condizione necessaria ma da sola non è sufficiente. Peraltro, continua la sindacalista, «nel bando non si tiene conto dell’attuale panorama edilizio delle difficoltà tecniche e progettuali dei Comuni, c’è bisogno di un indirizzo politico decisivo, attento a ridurre i divari con attenzione particolare a come fare arrivare le risorse al sud». Ci sarebbero, però, anche delle soluzioni al cui raggiungimento si potrebbe arrivare con la collaborazione di altri soggetti. «Adesso esiste il terzo settore – prosegue la sindacalista -, le scuole potrebbero beneficiare delle convenzioni con le associazioni e utilizzare lo strumento della convenzione che è già in voga in tantissime realtà del Nord». Al netto delle soluzioni, permane la comunicazione tra enti locali e Regione. «Già da tempo chiediamo una cabina di regia, ma non c’è il tavolo e nemmeno le parti sociali – conclude – Il Pnrr è importante ma, proprio perché la procedura è lunga, ha bisogno di un’attenzione differente».
«I Comuni non hanno progetti pronti – replica in trasmissione l’assessore alle Politiche sociali e del Lavoro Antonio Scavone – il Pnrr punta sui progetti pronti, e le governance non si possono inventare». Scavone concorda, almeno su una questione, con i sindacati. «Bisognerebbe conoscere le realtà territoriali per immaginare bandi del genere – afferma l’assessore -, la Sicilia non è pronta».
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