All’Asec spa da settimane si consuma un conflitto che non trova soluzione e che, invece, non fa altro che infiammare gli animi. Da una parte c’è la presidente del consiglio di amministrazione Francesca Garigliano. Dall’altra, la direttrice generale Giovanna D’Ippolito. In mezzo, invece, il Comune di Catania e il sindaco Enzo Bianco, spettatori – a tratti partecipanti – di una querelle di cui dicono di scoprirsi protagonisti solo di recente. Della storia si parla da tempo in Consiglio comunale e sui giornali, ma l’ultimo punto fermo fornisce l’occasione per riprenderla a ritroso. A raccontarla, protagonista di una conferenza stampa fiume, è la stessa Garigliano. A cui il 20 aprile il Comune di Catania ha fatto pervenire una revoca «per giusta causa» dell’incarico di presidente del cda di Asec. Stessa sorte toccata agli altri due componenti del consiglio di amministrazione: Francesco Bizzini e Pierluigi Colletti.
È settembre 2016 quando Francesca Garigliano, già presidente di Asec trade (che invece si occupa della fornitura del gas), viene nominata alla società per azioni che gestisce la rete. «Faccio una prima ricognizione dell’organigramma e mi accorgo – racconta Garigliano – che non ci sono dirigenti. Nessuno, per nessuna posizione. L’unica in servizio era la direttrice generale Giovanna D’Ippolito, che aveva, ad interim, una grande quantità di altri compiti. Chiaramente a titolo oneroso». D’Ippolito, laureata in Scienze matematiche all’università di Palermo, è arrivata alla partecipata comunale nel lontano 2005 con il ruolo di direttrice generale e lì resta fino a ora. Con un contratto scaduto il 31 marzo 2018 e in passato già rinnovato senza fare ricorso a una selezione pubblica, nonostante la legge lo imponga.
Ed è sull’illegittimità del suo rinnovo – e della successiva richiesta di proroga formulata dal Comune di Catania – che si gioca lo scontro interno che rischia di fare deflagrare, ancora una volta, i rapporti tra Palazzo degli elefanti e le sue partecipate. «Il 25 novembre 2016, dopo avere spiegato la situazione al sindaco Enzo Bianco – prosegue Caragliano – chiedo l’autorizzazione a procedere con una selezione pubblica di dirigenti. Senza quelle figure, non solo non era possibile mandare avanti l’azienda, ma non era pensabile neanche la filiera di controlli che una società dovrebbe avere al suo interno». Mentre si preparano e vanno avanti le pratiche del concorso, però, all’Asec e al Comune arriva un esposto anonimo: dentro ci sono un paio di segnalazioni. Una delle quali riguarda la proroga concessa, in passato, a D’Ippolito. Siamo ad aprile 2017. «Nel momento in cui sono arrivata all’Asec, non avevo motivo di controllare la regolarità dei contratti fatti prima del mio arrivo. Per me avrebbero dovuto esserlo di default, trattandosi di una pubblica amministrazione – prosegue Garigliano nella sua arringa – Invece vado a fare un po’ di controlli e scopro una serie di cose interessanti». Cioè che durante la seduta del consiglio di amministrazione del 27 marzo 2015 viene rinnovato il contratto di Giovanna D’Ippolito, nonostante un parere negativo fatto pervenire dall’avvocatura comunale – firmato dall’avvocato Marco Petino – all’allora assessore al Bilancio Giuseppe Girlando. Nella successiva seduta, datata 28 aprile 2015, il cda specifica che il rinnovo è stato, però, concordato con l’amministrazione comunale.
A motivare la precisazione ci sarebbe, secondo Garigliano, un intervento terzo. Cioè le richieste di chiarimenti su quel contratto arrivate dal consigliere comunale Niccolò Notarbartolo. È infatti lui – presente alla conferenza stampa e più volte citato – a chiedere risposte in tempi non sospetti. Prima il 14 aprile, nel corso di una seduta di commissione Bilancio e poi in Consiglio comunale, quando il tema delle partecipate comincia a diventare centrale, anche in vista della futura rimodulazione del piano di riequilibrio economico finanziario dell’ente. «I documenti con cui l’amministrazione avalla questo rinnovo io non li ho trovati», aggiunge Garigliano. Né vengono prodotti nel corso delle successive sedute della commissione Bilancio, nonostante l’esplicita domanda posta da Notarbartolo all’allora presidente Armando Sorbello.
«Stando così le cose – riprende Garigliano – a maggio 2017 chiedo a un avvocato esterno, chiamato da Roma, di controllare le carte di quel contratto. Lui mi risponde il 20 giugno: “È illegittimo“, dice al termine del parere. Il contratto, però, non poteva essere rescisso: avremmo messo l’azienda in ginocchio. Così chiedo e continuo a chiedere per diverso tempo un incontro al sindaco». Sempre rinviato, finché l’avvocata non sceglie di ricorrere alle vie brevi: manda un messaggio su WhatsApp al primo cittadino. «Era il 25 agosto. Ottengo un incontro e il via libera a fare una procedura aperta per scegliere un nuovo direttore generale». Tra una richiesta e l’altra, si arriva alla convocazione dell’assemblea dei soci del 2 ottobre 2017: all’ordine del giorno ci sono sia l’approvazione della graduatoria venuta fuori dal concorso per i nuovi dirigenti, sia la deliberazione per il concorso per il direttore generale. Nel frattempo, però, interviene la legge Madia. Che prevede sostanziose modifiche agli statuti. «E la possibilità di tagliare direttamente quella figura». In quella circostanza il Comune, socio di Asec spa, fa un passo indietro. «Chiedono di rinviare la trattazione del punto a dopo l’approvazione dello statuto – ricorda la presidente – Io, infuriata, mando un altro messaggio su WhatsApp al sindaco, domandando il perché di quel passo indietro. Lui mi risponde con una foto di un’iniziativa a cui erano presenti Paolo Gentiloni e Maria Elena Boschi. Come a dire: “Ho altro a cui pensare”».
La storia, in una situazione di stallo sostanziale, si prolunga fino al 2018. Quando una lettera anonima avvisa l’Asec spa di un elemento: D’Ippolito, assunta dopo un concorso bandito nel 2004, è laureata in Matematica. Mentre i requisiti di partecipazione prevedevano lauree in Ingegneria, Economia e commercio, Giurisprudenza o affini. «Impacchettiamo tutto quello che abbiamo raccolto fino a quel momento e ci rivolgiamo, così, alla Corte dei conti. Il 2 marzo 2018 informo il sindaco di quanto accaduto». La risposta arriva dall’assessore al Bilancio Salvo Andò il 14 marzo: «Mi invita a prorogare la dottoressa Giovanna D’Ippolito, citando un parere dell’avvocatura comunale che, però, non allega». È il punto di rottura definitivo. «Bisogna essere chiari con le parole – interviene Notarbartolo – Il Comune di Catania ha chiesto una proroga illegittima per un contratto illegittimo». Il contratto scade, la proroga non c’è, il 20 aprile 2018 comincia il processo di revoca dell’incarico a Garigliano e al suo consiglio di amministrazione. A firmare il documento, inviato dalla direzione Partecipate, è il responsabile del procedimento Salvatore Di Giovanni. «Ex componente del cda di Asec spa – conclude Garigliano – che aveva contribuito a firmare il rinnovo di D’Ippolito».
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