«Un testo di legge che riconosca e legittimi una forma d’arte che molte volte non viene riconosciuta in quanto tale». Per la segretaria del circolo Pd del Centro storico etneo Adele Palazzo il disegno di legge presentato dal Partito democratico a firma della capogruppo Alice Anselmo e del responsabile regionale alla Cultura Antonio Ferrante è «un grande passo avanti che darebbe dignità alla categoria degli artisti di strada». Il ddl si intitola Norme per il riconoscimento e la promozione delle attività artistiche di strada. Se la proposta dovesse essere accolta, i Comuni siciliani avrebbero quattro mesi di tempo per dotarsi del regolamento. «Oltre a fissare i principi generali del rispetto dell’acustica e degli orari – chiarisce Palazzo -, quando verranno organizzati eventi comunali con determinate associazioni, sarà previsto uno spazio anche per quelle non coinvolte direttamente».
Gli artisti di strada diventerebbero così una categoria a sé stante e «non verrebbero più assimilati ai commercianti o agli ambulanti».
Una proposta che sembra guardare alle polemiche di Palermo, dove lo scorso novembre i vigili hanno sfrattato il musicista di strada olandese Hotze Convalis, che spesso suonava sotto i portici di via Ruggero Settimo. Dopo le proteste, condivise anche da molti personaggi del mondo dello spettacolo, è nato il movimento Libera il cappello.
Ma l’esempio che si legge nel testo del Pd è il catanese Ursino Buskers Festival, nato dall’impegno dei volontari dell’associazione etnea Gammazita per promuovere le arti di strada e la cultura buskers, ma anche dare un contributo alla riappropriazione degli spazi cittadini.
«Fino a qualche anno fa Catania non era un luogo attraente per gli artisti di strada – dice Daniele Cavallaro di Gammazita – In Sicilia preferivano località con turisti più sensibili e disponibili a mettere qualche banconota nei cappelli a fine spettacolo».
Ma da qualche anno la situazione è cambiata e anche i catanesi sembrano apprezzare. «Tutelare gli artisti di strada significa creare spazi dove possano accrescere e condividere i propri saperi, supportando le rassegne del territorio», continua. Ragion per cui l’ipotetico regolamento può essere utile «contro la schizofrenica repressione che alcune amministrazioni adottano nei confronti degli artisti – continua Cavallaro – ma pensare che, nel 2016, tutelare gli artisti di strada significhi concedergli la possibilità di esibirsi per strada sembra paradossale». Sono altre, secondo gli attivisti di Gammazita, le priorità. Tra cui «consegnare ai Fratelli Napoli un luogo per tramandare l’arte della marionettistica tradizionale e rendere l’ex cinema Midulla una casa delle arti performative per dare un’alternativa ai ragazzini di San Cristoforo».
Per Riccardo Strano, in passato nel consiglio direttivo della Federazione degli artisti di strada (Fnas), bisogna distinguere il caso «del professionista, dove andrebbe ampliato il comma della legge che regola le attività teatrali, e quello di chi esercita liberamente, mettendosi in strada e chiedendo qualcosa ai passanti». Sono queste le circostanze sulle quali bisognerebbe intervenire, soprattutto in posti come Palermo, San Vito Lo Capo e Taormina, dove «si vedono sempre gli stessi artisti e non vengono rilasciate autorizzazioni». Della stessa opinione è Valerio Sardella, fondatore della compagnia Joculares che da tre anni organizza il Bo Buskers Festival a La Terra di Bo (Viagrande): «Servono regole fissate da entrambe le parti». A Milano, porta come esempio Sardella, questo metodo funziona benissimo: «L’artista prenota i suoi spazi online, così evita di accavallarsi con altre compagnie o perdere l’occasione di esibirsi e quindi di lavorare».
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