In un clima di grande confusione politica e istituzionale dovrebbe riprendere oggi l’attività parlamentare dell’Assemblea regionale siciliana. All’ordine del giorno ci dovrebbe essere l’elezione del vice presidente dell’Ars. Sempre oggi il presidente della Regione, Rosario Crocetta, dovrebbe presentare gli assessori della sua Giunta dopo l’assegnazione delle deleghe avvenuta ieri. E sempre oggi la politica siciliana dovrebbe decidere cosa fare per affrontare l’emergenza idrica che è scoppiata in 52 Comuni del Palermitano. Quest’ultima questione è la cosa più seria, dal momento che migliaia di cittadini rischiano di restare senz’acqua. Alla confusione idrica di Palermo si somma la confusione nelle Province commissariate con i commissari scaduti. Ma andiamo con ordine.
Oggi alle 16,00 si dovrebbe riunire Sala d’Ercole. Come già ricordato, all’ordine del giorno c’è l’elezione del vice presidente. Il seggio dovrebbe andare al gruppo parlamentare del Movimento 5 Stelle che, con 14 parlamentari, si ritrova senza rappresentanza in seno al Consiglio di Presidenza dell’Ars, una sorta di “Consiglio di amministrazione” del Parlamento siciliano composto dal presidente, dai due vice presidenti, dai deputati questori e dai deputati segretari. In realtà, i grillini, ad inizio legislatura, hanno eletto vice presidente Antonio Venturino che, una volta arraffata la poltrona, ha abbandonato il Movimento di Grillo e si è accasato nel centrosinistra.
Per quel poco che si capisce, sembrerebbe che la seconda vice presidenza (fino a qualche mese fa occupata da Salvo Pogliese, eletto al Parlamento europeo nelle file di Forza Italia) dovrebbe essere appannaggio delle opposizioni di centrodestra. Il candidato ufficiale dovrebbe essere Santi Formica, deputato a ‘mezzadria’ tra Forza Italia e Lista Musumeci. Ma non possono essere escluse sorprese, come cambiamenti dell’ultimo momento.
Il regolamento prevede una prima votazione. Se il candidato non verrà eletto si passerà al ballottaggio. Dove potrebbe succedere di tutto. Ma potrebbe anche succedere che oggi la votazione venga ancora una volta rinviata.
Della presentazione della nuova Giunta regionale – Crocetta ter – c’è poco da dire. Ieri, come riferiamo qui, il governatore ha affidato le deleghe. Da questa crisi Crocetta e il suo alleato, il senatore Giuseppe Lumia, escono piuttosto penalizzati, visto che hanno perso il controllo dell’assessorato al Lavoro (che è andato al docente universitario catanese, Bruno Caruso, vicino all’area del Pd riconducibile ai cuperliani etnei e gradito anche a Mirello Crisafulli) e dell’assessorato all’Energia, finito ai renziani del Pd (che verrà guidato da Vania Contraffatto, magistrato).
In realtà, con l’entrata in Giunta dei renziani del Pd che fanno capo al parlamentare nazionale e oggi sottosegretario all’Istruzione, Davide Faraone, Crocetta e Lumia avevano già perso la guida dell’assessorato al Lavoro. Ora perdono anche l’assessorato all’Energia che, oltre che dei disastri ambientali provocati dagli elettrodotti (si pensi alla Valle del Mela, nel Messinese, massacrata da un elettrodotto che non serve nemmeno alla Sicilia), si occupa anche di impianti eolici e ad energia solare, di acqua e rifiuti, tutti settori dove la criminalità organizzata fa il bello e il cattivo tempo.
Il fatto che alla gestione delle energie, dell’acqua e dei rifiuti sia tornato un magistrato è un segnale positivo (ricordiamo che alla guida di questo assessorato, per circa un anno e mezzo, c’è stato un altro magistrato, Nicolò Marino). Ciò potrebbe significare che le tante illegalità che vanno ancora in scena in questi due settori dovrebbero quanto meno essere contenute (si pensi ai lavori affidati senza gare!). Per non parlare delle discariche che inquinano ampie aree della Sicilia, in barba alla raccolta differenziata dei rifiuti che rimane a livelli bassissimi.
La nomina del magistrato Contraffatto all’amministrazione di energia, rifiuti ed acqua ci riporta alla questione dei 52 Comuni del Palermitano che rischiano di restare senz’acqua. La storia è nota. Una parte dei Comuni di questa provincia – con Palermo in testa – è gestita da un Ato (Ambito territoriale ottimale) capeggiato dall’Amap, la società del Comune del capoluogo del’Isola che gestisce, da sempre, l’acqua. Qui, tutto sommato, le cose funzionano.
Gli altri 52 Comuni erano gestiti da una società – Acque potabili siciliane (Aps) – che nei mesi scorsi è fallita. I 202 addetti hanno continuato a lavorare senza retribuzione. C’è stato il tentativo di sostituire Aps con varie società private. Ma tutte si sono chiamate fuori. Motivo: nessuno si vuole caricare il costo di 202 operai ex Aps.
Le ipotesi sono due: o affidare il servizio ai Comuni siciliani liberamente consorziati tra loro; o fare intervenire una Regione senza soldi. Complice anche il fatto che la legge regionale sui ‘Liberi consorzi di Comuni’ è un fallimento (questa legge viola l’articolo 15 dello Statuto autonomistico siciliano, perché i ‘Consorzi di Comuni’ che si sta provando a istituire sono tutto, fuorché liberi), c’è già pronto un disegno di legge all’Ars che stanzia 2,5 milioni di euro per quest’anno e 8 milioni di euro per il 2015.
Come i nostri lettori possono notare, la privatizzazione del servizio idrico, in questi 52 Comuni del Palermitano, è fallita. E, come al solito, pagheranno i contribuenti siciliani. A lume di naso, i 2,5 milioni di euro per la ‘coda’ del servizio di quest’anno e gli 8 milioni di euro per il prossimo anno non sembrano giustificati. Il dubbio è che qualcuno abbia intenzione di fare la ‘cresta’.
Questa storia non passerà in silenzio dalla quarta Commissione legislativa dell’Ars (Ambiente e Territorio) e da Sala d’Ercole. Le polemiche sono assicurate. Perché il disegno di legge prevede di prelevare questi soldi da quello che resta del Fondo per le Autonomie locali (fino a quattro anni fa questo Fondo regionale, destinato a Comuni e Province, ammontava a oltre 900 milioni di euro all’anno; oggi è stato ridotto al lumicino).
I soldi di questo Fondo per le Autonomie locali vanno divisi tra tutti gli oltre 390 Comuni siciliani. Correttamente, è stato fatto notare che questi 10 milioni e 500 mila euro (2,5 milioni quest’anno, 8 milioni per il prossimo anno) andrebbero prelevati dalla quota parte dei soldi che spettano ai 52 Comuni del Palermitano. Invece alcuni parlamentari della provincia di Palermo, particolarmente ‘intelligenti’, vorrebbero prelevarli indistintamente. In pratica, i cittadini dei Comuni delle province di Catania, Messina, Agrigento, Ragusa, Siracusa, Trapani, Enna e Caltanissetta dovrebbero pagare il disservizio idrico di 52 Comuni del Palermitano. Da qui le probabili polemiche.
E le Province commissariate? Su tale questione riferiremo in un articolo a parte. Il tema l’abbiamo anticipato nei giorni scorsi. Ora possiamo solo dire che gli effetti della legge che ha commissariato le nove Province regionali sono scaduti. Ci vuole una nuova legge regionale. Nelle more il Governo ha nominato i commissari. La legge lo prevede? E’ quello che cercheremo di scoprire nell’approfondimento che pubblicheremo più tardi.
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