Ars, sì della prima Commissione alle nomine nella sanità L’assessore Castronovo: da rivedere dirigenza e precari

Ieri la prima Commissione legislativa dell’Assemblea regionale siciliana (Affari istituzionali) ha approvato le nomine di cinque direttori generali della sanità siciliana. Si tratta di Ida Grossi all’Azienda sanitaria provinciale (Asp) di Catania, di Carmelo Iacono all’Asp di Caltanissetta, di Giovanna Fidelio all’Asp di Enna, di Giampiero Bonaccorsi al Policlinico di Catania e di Francesco Garufi al Cannizzaro di Catania. 

Le cinque nomine, com’è noto, erano rimaste sospese perché il presidente della Commissione Affari istituzionali dell’Ars, Antonello Cracolici, la scorsa settimana, ha chiesto agli uffici dell’assessorato regionale alla Salute di far conoscere al Parlamento tutta la documentazione che riguarda i già citati cinque dirigenti. Richiesta che si è resa necessaria perché, nel passato, ci sono stati problemi. 

La documentazione è arrivata, a quanto pare è completa, così la Commissione ha dato il via libera alle nomine. 

A questo punto il Governo regionale di Rosario Crocetta è ormai nelle condizioni di procedere con i decreti di nomina. Anche se non si escludono altri ritardi. Tra novembre e dicembre, infatti, si attendono gli esiti di vari ricorsi che potrebbero creare problemi. 

Le tesi di queste ore sono due. C’è chi dice che il Governo tirerà comunque dritto, firmando a tamburo battente i decreti di nomina per porre fine a una lunga stagione di commissariamento della sanità pubblica siciliana. Tutte le Aziende sanitarie provinciali, le Aziende ospedaliere e i Policlinici sono gestiti ancora oggi da commissari. Cosa, questa, che ha impedito la programmazione delle attività.

Ma c’è, come già accennato, anche una seconda tesi: e cioè che il Governo attenda l’esito dei ricorsi, se non altro perché l’iter che ha portato alle attuali nomine è stato tormentato e non si escludono almeno tre casi di nomine illegittime che la magistratura amministrativa potrebbe sempre censurare. Per non parlare dei ricorsi di Paolo Cantaro e Angelo Pellicanò, i due dirigenti nominati a Catania, ma poi esclusi in forza di un Decreto nazionale successivo alle loro nomine. 

Se la Giustizia amministrativa dovesse dare ragione a Cantaro e Pellicanò, i due resterebbero comunque fuori (anche se probabilmente risarciti), ma nel mondo politico siciliano – e segnatamente catanese – si scatenerebbe una mezza baraonda, che forse il Governo regionale vorrebbe affrontare prima di emettere i decreti di nomina dei direttori generali e non dopo. 

Ieri, sempre in prima Commissione, è arrivata anche la neo assessore alle Autonomie locali e alla Funzione pubblica, Marcella Castronovo. Nominata in quota Udc, su questa donna con esperienza ministeriale aleggia il dubbio che si tratti di una sorta di commissaria romana del personale della Regione e dei Comuni siciliani.

Ebbene, stando all’impressione suscitata dalla prima uscita di questo assessore all’Ars, dalle sue parole e dai toni che ha utilizzato è sembrata più romana (e quindi commissaria inviata da Roma) che assessore del Governo regionale. 

Sulla dirigenza regionale avrebbe detto che in Sicilia ci sono tante cose da sistemare («Rivisitazione di situazioni anomale»: queste le parole che avrebbe utilizzato).

La neo assessore avrebbe affrontato anche il tema degli oltre 24 mila precari degli enti locali siciliani. Stando alle indiscrezioni che abbiamo raccolto, avrebbe affermato che la Regione non è più in grado di sostenere finanziariamente questo precariato. In effetti, la dottoressa Castronovo avrebbe toccato un tema che è già oggetto di contestazioni da parte dei Comuni dell’Isola, che come abbiamo scritto più volte nelle scorse settimane a novembre di quest’anno hanno ricevuto solo una piccola quota dei fondi regionali. Tant’è vero che, come ci ha detto il vice presidente di ANCI Sicilia (Associazione nazionale Comuni Italiani), Paolo Amenta, dal gennaio di quest’anno la stragrande maggioranza dei Comuni siciliani ha pagato i precari con onerose scoperture di tesoreria.  

      

Giulio Ambrosetti

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