FINORA L’ASSESSORE ALL’ECONOMIA, MAURIZIO AGNELLO, SI E’ MOSSO CON GRANDE ABILITA’. E’ RIUSCITO A FARSI ‘RESTITUIRE’ 518 MILIONI DA ROMA. E AD OTTENERE UN ALLENTAMENTO DEL ‘PATTO’ DI STABILITA’ DI CIRCA 800 MILIONI DI EURO. MA ADESSO SI PROFILA LO SCOGLIO DEI GIUDICI CONTABILI CHE CHIEDONO ‘LUMI’ SULLA GESTIONE DEI 4,2 MILIARDI DI RESIDUI ATTIVI
Non sappiamo se la settimana politica e parlamentare che si apre oggi in Sicilia sarà quella buona per iniziare a parlare della terza manovra finanziaria (i dettagli li conosceremo domani, quando si riunirà la conferenza dei capigruppo di Sala d’Ercole). Ma sappiamo che, nei prossimi giorni, i magistrati della Corte dei Conti saranno chiamati a decidere se ‘parificare’ o meno il Bilancio regionale 2013.
Ovviamente, dal giudizio di ‘parifica’ della magistratura contabile dipendono tante cose: anche il proseguimento della stessa legislatura. Di fatto, un nuovo ostacolo per il nuovo assessore regionale all’Economia, Maurizio Agnello, che nelle prime settimane si è mosso bene.
Il neo assessore, fino ad ora, ha lavorato con impegno e intelligenza. Ha introdotto un clima di dialogo con l’Ars: con i parlamentari regionali, con la Commissione Bilancio e Finanze e con i dirigenti del Parlamento siciliano. E si è mosso bene anche a Roma. Agli ‘scienziati’ del Governo di Matteo Renzi e del Ministero dell’Economia ha fatto capire, senza mezzi termini, che la Regione siciliana, a causa dei prelievi effettuati dallo Stato dal Bilancio di quest’anno, rischia il default.
Di fatto, è quello che scrive il nostro giornale da tempo: la Regione, quest’anno, non può tollerare prima un prelievo pari a un miliardo e 50 milioni di euro e poi altri 200 milioni di euro per pagare la sceneggiata elettorale degli 80 euro. In queste condizioni, avrebbe lasciato capire l’assessore Agnello, la Regione siciliana diventa ingovernabile.
Ma se la Regione siciliana va in default, i problemi non saranno solo siciliani: saranno dell’intero Stato italiano: da qui la richiesta della somma indispensabile per evitare il fallimento. A questo servono i 518 milioni di euro arrivati da Roma: che non sono una ‘concessione’ della Stato alla Sicilia: sono solo una parte dei soldi che i ‘predoni’ romani si sono abusivamente trattenuti e che, adesso, rientrano nella ‘casse’ della Sicilia. Con questi soldi nostri, restituiti dal Governo nazionale, la Sicilia evita il fallimento.
Questo, ovviamente, non basta. Siccome, spesso, grazie al demenziale ‘Patto di stabilità’ imposto dagli altri ‘scienziati’ dell’Unione europea, ci sono i soldi e non si possono spendere, l’assessore Agnello ha chiesto e ottenuto un ‘allentamento’ di almeno 800 milioni di euro del ‘Patto di stabilità’. Questo, insomma, per non ritrovarsi con i soldi senza poterli utilizzare.
Finora la manovra dell’assessore all’Economia ha avuto successo. Ma questa settimana Agnello avrà davanti, in questa sua particolare ‘corsa a ostacoli’, un nuovo problema: il giudizio di ‘parifica’ della Corte dei Conti. I giudici contabili – che già da qualche settimana calcano la scena di Palazzo Reale (la storia delle ‘spese pazze’ dei gruppi parlamentari) – dovranno incontrare presidente della Regione, assessore all’Economia e deputati per farsi un’idea completa delle condizioni economiche e di Bilancio della Regione.
Anche in questo caso l’assessore Agnello non avrà molte vie d’uscita. La sua risposta potrebbe essere la seguente: “Io posso rispondere delle cose che ho già fatto e delle coste che conto di fare. Il passato non lo posso cambiare”. Ma i problemi, in questo caso, arrivano in parte dal passato e in parte da un’altra cosa che il nuovo assessore ha trovato: la burocrazia del suo assessorato, che non è certo la migliore possibile. Anzi.
I problemi maggiori sono rappresentati dalla gran massa di residui attivi, ovvero dai crediti, regolarmente iscritti in Bilancio, che sono di difficile, se non impossibile esigibilità. Si tratta di circa 4,2 miliardi di euro circa che ormai pesano come un macigno sui conti della Regione.
Il problema non è nuovo. Anzi, è piuttosto vecchio, trattandosi di crediti che risalgono agli anni precedenti al 1999. Dei quali, per esempio, si era occupato l’ex assessore al Bilancio, Franco Piro. Questione che si è riproposta da quando prima il Governo regionale di Raffaele Lombardo e poi l’attuale Governo di Rosario Crocetta si sono ‘sbafati’ il fondo rischi, ovvero gli accantonamenti finanziari che si appostano in Bilancio per fronteggiare questi residui attivi.
Per la cronaca, è proprio sui residui attivi che, quest’anno, è maturata la pesante impugnativa della manovra finanziaria operata dagli uffici del Commissario dello Stato.
Qual è, oggi il problema? Che da circa un anno a questa parte la gestione dei residui attivi – non si sa se per criticità oggettive o per incapacità dei burocrati dell’assessorato regionale all’Economia – provoca effetti negativi sulla ‘cassa’. Con ritardi di pagamenti in molti settori dell’Amministrazione. Con molta probabilità, la vicenda che ha provocato l’accensione del mutuo da quasi un miliardo di euro potrebbe essere legata, almeno in parte, ai ritardi dei pagamenti.
E’ difficile, se non impossibile, infatti, che le Asp siciliane possano contrarre debiti e non pagarli. E’ molto più probabile – anzi, forse è proprio così – che la Regione, per problemi di ‘cassa’, non abbia ‘girato’ le risorse finanziarie alle Asp, determinando problemi di gestione e un ‘buco’ sanato con un mutuo (che comunque servirà anche ad altro: per esempio, per i Comuni dell’Isola).
Ma non sono solo le Asp che sono state messe in difficoltà da problemi di ‘cassa’ (sarebbe più corretto parlare di gestione della ‘cassa’) dell’Amministrazione regionale. Ci sono altri settori dell’Amministrazione dove i ritardi nei pagamenti sono ormai la regola. Tra questi, ad esempio, c’è lo stesso Parlamento siciliano.
Proprio l’Ars, sempre in questi giorni, sarà chiamata ad esprimere un giudizio sulla gestione di questi residui attivi da parte degli uffici regionali. Dovranno essere i tecnici della Commissione Bilancio e Finanze, proprio questa settimana, a stilare una relazione sulla gestione dei residui attivi che dovrà essere consegnata alla Corte dei Conti.
La questione si condensa in una domanda: anche quest’anno, a causa della gran massa di residui attivi, ci saranno problemi di ‘cassa’? In altre parole, anche quest’anno ci saranno ritardi nei pagamenti?
Il problema è serio, anche perché, dopo i due mutui contratti quest’anno dalla Regione siciliana – il primo di oltre 300 milioni di euro per ‘pareggiare’ i conti del 2013 e il secondo di 950 milioni di euro circa per pagare, in buona parte, gli strani ‘debiti’ delle Asp – non si può certo optare per un terzo mutuo!
Molto dipenderà, insomma, da quello che scriveranno i dirigenti della Commissione Bilancio e Finanze.
L’unico dato certo a disposizione dei giudici della Corte dei Conti è che, anche per quest’anno, ignorando i problemi di ‘cassa’, il Governo ha provato a erodere il fondo rischi, ricostituito grazie all’impugnativa dell’Ufficio del Commissario dello Stato.
Il viatico, insomma, non è dei migliori. Vedremo che cosa succederà in questa settimana.
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