«I candidati hanno fatto ragionevolmente affidamento sulle indicazioni provenienti dall’autorità preposta alla gestione delle elezioni, risultando l’assenza di alcun intento fraudolento di eludere le stringenti prescrizioni della legge Severino». È con questa motivazione che il Tar rigetta il ricorso di Marco Forzese, l’ex deputato regionale che, insieme ad altri colleghi rimasti fuori dall’Ars dopo il voto del 5 novembre, si è appellato alla giustizia amministrativa per annullare la proclamazione di quegli onorevoli che non avevano sottoscritto la dichiarazione inerente la legge Severino, che ha ampliato le cause di incandidabilità.
Si archivia così di fatto l’ipotesi messa in campo pochi giorni dopo lo scrutinio da chi sperava di potere ottenere un ripescaggio in extremis. La motivazione alla base del ricorso stava nel fatto che, escludendo dalla competizione quanti non avevano sottoscritto la dichiarazione a causa di un mancato aggiornamento della modulistica fornita dalla Regione, la percentuale di consenso delle liste ritenute in regola sarebbe cresciuta superando la soglia di sbarramento. Questo il caso, per esempio, di Alternativa popolare, la lista di Angelino Alfano – nelle cui file si è candidato Forzese – che si è fermato sotto il cinque per cento. La decisione del Tar sul reclamo di Forzese dovrebbe di fatto venire replicata anche per le istanze proposte dagli altri non eletti.
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