Ars, polemica sul convegno sui detenuti con Cuffaro Fava: «Parlerà della sua esperienza, dov’è scandalo?»

Il convegno sui diritti nelle carceri, Oltre le sbarre. Uno sguardo ai diritti e alle tutele dei figli dei detenuti, la sede prestigiosa (la sala Mattarella di Palazzo dei Normanni) e Totò Cuffaro invitato in qualità di relatore. La polemica, ovviamente, non ha tardato ad arrivare. Ad attaccare l’ex governatore, ma anche chi lo ha invitato (Vincenzo Figuccia) e chi ha autorizzato l’evento (Gianfranco Micciché) è il leader dei pentastellati siciliani, Giancarlo Cancelleri, che in un video postato da New York, dove si trova in questi giorni, punta il dito contro una «vergogna inaccettabile».

Anche il giornalista Paolo Borrometi si scaglia contro il convegno, che avrà luogo il prossimo 13 settembre e che verterà attorno al tema dei diritti dei detenuti, sostenendo che «Cuffaro non si è mai detto pentito rispetto alle gravi accuse per le quali è stato condannato. Ed oggi, vederlo pontificare nella sala dedicata alla memoria di Piersanti Mattarella, mi fa comprendere che la nostra amata Sicilia è davvero anni indietro». E mentre l’associazione Antiestorsione di Catania annuncia una manifestazione per il giorno del convegno, è il presidente della Commissione Antimafia, Claudio Fava, a intervenire nel dibattito.

«Magari se fosse stato un rapinatore, un omicida, un terrorista o un tangentista – scrive Fava sui social – nessuno si sarebbe strappato le vesti. Ma è Cuffaro, ex galeotto, pena scontata. E la piazza ha deciso: gli altri sì, lui no. Dunque? Dov’è lo scandalo? Deve tacere perché si chiama Cuffaro? Ci fa così paura da togliergli il diritto di parlare della sua esperienza di detenuto assieme a un direttore di carcere e al garante dei detenuti? Se è davvero così, invece di fingerci indignati emaniamo un editto che tolga ai politici condannati per mafia ogni diritto, ogni dignità, ogni rispetto. Chiudiamoli in galera e buttiamo via la chiave. E magari alziamo le forche in piazza, che alla pancia degli italiani piacciono tanto. Poi però non lamentiamoci di quelli come Salvini che se ne fottono della Costituzione e dei diritti degli individui ritenendo, per il bene della patria, che quei diritti possano essere soppressi con un tweet».

«Io non ho nulla a che spartire con Cuffaro – aggiunge il presidente dell’antimafia siciliana – per cultura politica, comportamenti, amicizie, pratiche, vocazioni e furbate. Gli sono stato sempre, limpidamente e radicalmente avversario. Ma riconosco all’ex detenuto Cuffaro il diritto di parlare della propria esperienza di carcerato. E a chi ha voglia di ascoltarlo, di poterlo fare».

A rispondere a Giancarlo Cancelleri è invece il primo inquilino di Sala d’Ercole, Gianfranco Micciché, secondo cui il leader siciliano dei 5 Stelle si sentirebbe «in missione per conto di Dio».

«Ma non compete né a me, né a te – aggiunge Micciché – fare il giustiziere. Che ti piaccia o no Totò Cuffaro ha scontato la sua pena e saldato il suo debito con la giustizia. Ricorda, inoltre, che mettere la museruola a qualcuno è segno di paura, non di forza. In vita mia non ho mai impedito a chicchessia di dire la sua, men che meno lo farei con chi ha sofferto in carcere. E non lo farò nemmeno stavolta, nemmeno se il tuo problema si chiama Totò Cuffaro. Non starò qui a spiegarti che costui rappresenta un pezzo importante di recente storia siciliana. E una cosa sia chiara: censurare non fa parte del mio dna».

Ma a dire la sua è lo stesso Cuffaro, che in una nota smentisce le voci nate attorno alla polemica, secondo cui il convegno, ma soprattutto la richiesta della riabilitazione penale, sarebbero preludio di un nuovo impegno in politica. Secondo l’ex governatore, che ha scontato 7 anni per favoreggiamento aggravato, la richiesta di riabilitazione «è un diritto che intendo esercitare e che nulla ha a che vedere con la politica attiva e di partito. L’unico impegno politico che intendo proseguire è quello sociale e umanitario in favore degli ultimi e che mi vede coinvolto con tante altre persone in progetti di assistenza medica e per la realizzazione di infrastrutture sanitarie».

Miriam Di Peri

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