Ars, perché non istituire un concorso annuale per diventare precari?

La nostra non è una provocazione, ma una proposta. Da inserire nela legge Finanziaria in queste ore in discussione all’Ars. Si tratterebbe di introdurre, con un semplice emendamento, la possibilità di bandire, una volta all’anno, un concorso per un certo numero di precari, a seconda delle disponibilità finanziaria della Regione siciliana.

Riteniamo che la nostra sia una proposta innovativa. Guadiamoci tutti in faccia – politici, sindacalisti, cittadini, Questori, Prefetti e magistrati. Fino ad ora come ha funzionato il precariato? I futuri precari si mettono dietro i politici di turno,o dietro i sindacalisti e – i più fortunati in tempi brevi, i meno fortunati dopo qualche anno – diventano precari.

E’ inutile girarci attorno: nel Sud d’Italia, e soprattutto in Sicilia, il precario è un mestiere a tutti gli effetti. Per ora mediato in modo clientelare da politici e sindacalisti. La riforma del precariato, chiamiamola così, che potrebbe essere introdotta con un emendamento, senza bisogno di dare al provvedimento dignità di legge a se stante, introdurrebbe un concorso annuale aperto a tutti con un bando europeo.

Gli effetti sarebbero benefici. Oggi, in Sicilia, chi fa il Liceo e l’Università bene, spesso, anzi quasi sempre, non trova lavoro. Mentre chi ha abbandonato l’Università – e qualche volta non ha finito nemmeno il Liceo – va a fare il precario e poi viene ‘stabilizzato’.

Il risultato – è inutile girarci attorno – è che, in tanti casi, i migliori solo in minima pare si inseriscono, mentre in massima parte o soffrono fino a 40 anni e passa, o vanno via dalla Sicilia.

Istituendo un concorso per precari, con una promessa, anche vaga, di ‘stabilizzazione’, molti bravi, proprio perché tali, vincerebbero il concorso per entrare a far par del precariato. E avrebbero finalmente accesso alla pubblica amministrazione siciliana: accesso che, negli ultimi vent’anni gli è stato sistematicamente negato.

L’importate è non creare un’errata commistione con altre forme di precariato sulle quali la Regione non ha potestà. Va specificato che, vincendo il concorso, si diventa “Precario della Regione siciliana”. Con il marchio Doc, a conti fatti. Questo per evitare confusione con altri precari, come i professori di Liceo senza cattedra che, poi, vorrebbero essere pure loro ‘stabilizzati’. Va evitata la confusione, insomma.

Lo ripetiamo: la nostra non è una provocazione, ma una proposta che lanciamo al Governo e ai parlamentari di Sala d’Ercole che credono nella meritocrazia e non nelle raccomandazioni.

 

Redazione

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