Ars, favoritismi su contributo per museo contadino? Musumeci: «Vinciullo lei forse ci nasconde qualcosa»

Il contributo sarebbe stato da 100 mila euro, «al fine di assicurare la stabilità e la continuità museografica dei luoghi del lavoro contadino». A cosa si riferisse nello specifico l’articolo 9 della mini-finanziaria di Ferragosto, evaporata come un miraggio nel deserto di sala d’Ercole, in pochi sembravano averlo chiaro. La norma, che mirava alla costituzione di un fondo destinato alla creazione di musei del contadino, è stata bocciata con voto segreto (33 i voti a favore dell’abolizione e 17 i contrari) dopo un lungo dibattito dai toni farseschi all’Assemblea Regionale Siciliana.

Si trattava di una piccola somma da inserire nel capitolo di bilancio 776003, che avrebbe consentito l’acquisto di beni o immobili della tradizione contadina siciliana. La norma era nata in Commissione Bilancio, da un emendamento proposto dallo stesso presidente dell’organismo parlamentare, Vincenzo Vinciullo, che aveva ottenuto l’ok dai suoi colleghi. Ma a mettere il bastone tra le ruote al provvedimento, è stato il deputato di Forza Italia, Vincenzo Figuccia, che nel corso del dibattito d’Aula è intervenuto proprio per chiedere lumi sulla destinazione di quei 100 mila euro.

«Ho stampato la scheda del capitolo 776003 che fa riferimento a spese per acquisti – ha detto Figuccia intervenendo in Aula -, e riporta che dovremmo utilizzare la somma di centomila euro per spese, per acquisti anche mediante prelazione di immobili di interesse archeologico e monumentale. Ma con un patrimonio immobiliare della Regione siciliana che prevede un’infinità di immobili, noi addirittura abbiamo tempo, spazio, risorse economiche per acquistare con un importo di cento mila euro un’immobile che non si capisce bene a cosa dovrà essere destinato?».

Secca, la replica in Aula dello stesso Vinciullo, che ha chiesto di intervenire precisando che «al di là della facile ironia con la quale l’onorevole Figuccia ha affrontato l’argomento, in Sicilia esistono dei luoghi, per quanto riguarda il lavoro contadino, che tutti ci invidiano e che fino ad oggi non è stato possibile rendere musei a tutti gli effetti. Questo perché i luoghi dove sono ubicati questi musei sono luoghi poverissimi, i luoghi che contengono questi beni sono abitazioni di scarsissimo valore e dove, per essere chiari, la Regione non è presente. Con questa somma verrà fatto un bando, sia chiaro».

«Vinciullo coglie un nervo scoperto – ha ribattuto il deputato Nello Musumeci – che appartiene alla mia sensibilità di uomo politico ma anche di uomo innamorato delle proprie tradizioni e della cultura della propria terra. Io però vorrei poter chiedere al presidente Vinciullo: perché riteniamo di dovere privilegiare soltanto una specifica categoria di piccoli musei, cioè quelli della civiltà contadina e non anche musei per esempio di scienze naturali, o museo del costume, o museo della numismatica, o piccole altri luoghi in cui si raccolgono testimonianze che appartengono alle tradizioni artigianali dell’Isola?».

«Un intervento di questo genere, così improvviso, in un settore specifico – ha sottolineato Antonio Venturino – può dare l’idea di un vecchio modo di fare politica. Nulla contro l’articolo proposto dall’onorevole Vinciullo, ma si corre il rischio di andare a foraggiare una piccolissima iniziativa che non va ad arrecare nessun sollievo a un reparto, quello museale, che andrebbe completamente ripensato, immaginato in maniera diversa».

Insomma, perché proprio il museo contadino e non altri tipi di musei? Secondo la difesa di Vinciullo, perché «la nostra storia è una storia di contadini, la nostra non è una storia di industriali. La nostra è una storia di disperati, di pazzi, di poveri, di gente che ha cercato di sostenersi solo ed esclusivamente attraverso il lavoro dei campi. Possiamo noi fare scomparire la nostra storia, la possiamo cancellare? A ciò destiniamo una somma misera, perché centomila euro sono una somma misera».

Secca, la replica di Musumeci, che ha dichiarato il suo voto contrario «perché ho capito che lei ha la coda di paglia e quindi nasconde qualcosa». La norma alla fine, come prevedibile dal dibattito d’Aula, è stata soppressa. Ma le polemiche non sono andate in ferie insieme all’Assemblea Regionale.

«Sull’articolo 9 della variazione di bilancio vanno accesi i riflettori – ha detto Figuccia in una nota inviata a margine dell’Aula -. Trovo scandaloso che si utilizzino 100 mila euro per acquistare la casa di un privato non si capisce bene per quali fini. Qualcuno che è al corrente sul senso di tale articolo, perché magari lo ha voluto ed approvato in commissione Bilancio, dovrebbe dare spiegazioni o scusarsi per questo ennesimo scempio normativo ad personam».

«Nessun favoritismo da parte mia – ha commentato lo stesso Vinciullo a Meridionews – la mia voleva essere una norma di alto profilo per far conoscere la nostra storia ai nostri figli. Sarò io stesso a recarmi in Procura a chiedere di vedere se ho parenti che possono vendere un immobile per fare un museo del contadino, e aprire un fascicolo su questa norma e su tutte le altre che a mio avviso presentano profili di favoritismi. Intanto ho dato mandato al mio avvocato di verificare gli estremi di querela contro la nota diffusa dall’onorevole Figuccia».

Miriam Di Peri

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