Arrivano le armi chimiche siriane sulla testa di calabresi e siciliani. C’è un piano di sicurezza per la popolazione? Non si sa

di Gabriele Bonafede

Giusto distruggere le armi chimiche siriane, ci mancherebbe altro. Giusto anche che l’Italia contribuisca fornendo una specializzazione nel loro smistamento. Ne andiamo orgogliosi tutti. Ma ciò che lascia perplessi è il modo in cui è stata gestita e si sta gestendo l’operazione a scala nazionale, passando sopra la testa delle popolazioni calabresi e siciliane e di intere amministrazioni regionali e locali.

Giuseppe Scopelliti

I Sindaci dei comuni calabresi non sono stati nemmeno informati dell’imminente arrivo di 560 tonnellate (o più?) di armi chimiche nella loro area per essere trasbordate nel porto, o nelle vicinanze del porto di Gioia Tauro, in provincia di Reggio Calabria, vicinissimo anche alle coste siciliane. A dire il vero, non è nemmeno chiaro se l’operazione di trasbordo sarà effettuata nel porto oppure nelle acque vicino al porto…  Il presidente della Regione Calabria. Giuseppe Scopelliti (nella foto), ha già rilasciato dichiarazioni al vetriolo, per lo meno per come appaiono sui giornali: “Vogliono portare un territorio alla guerra civile. Il governo sappia che la Calabria non accetterà che questa operazione possa mettere a repentaglio la sicurezza dei cittadini e dell’ambiente”.

Sulla stessa lunghezza d’onda i Sindaci di Gioia Tauro, Renato Bellofiore, e di San Ferdinando, Comune in che ospita il 75% del porto. Bellofiore ha dichiarato: “Mettono a repentaglio la mia vita. Se succede qualcosa la popolazione mi viene a prendere con un forcone. È gravissimo, forse il ministro Bonino non sa cos’è la democrazia. E’ la solita scelta calata dall’alto. Siamo considerati una popolazione di serie B. Tra l’altro, qui non c’è un ospedale attrezzato”.  Fa eco Domenico Madaffari, Sindaco di San Ferdinando: “Stiamo valutando di emettere un’ordinanza per chiudere il porto”.

Stupisce come l’operazione, ovviamente delicata e con un certo grado di pericolosità intrinseca o per lo meno indiretta, sia stata decisa senza informare le autorità amministrative locali che hanno appreso la notizia dai giornali. Stupisce ancora di più che non sia stata presa alcuna iniziativa per informare, prevenire, predisporre piani di evacuazione e d’emergenza in caso di incidente, né se ne sa nulla sull’eventuale grado di pericolosità.

Il Ministro Lupi ha più vote ribadito che non c’è alcun pericolo e che Gioia Tauro è un’eccellenza italiana quale hub di smistamento di merci, anche pericolose. Il che aggiunge ulteriori perplessità:  si ha la sensazione di un’eccessiva sicurezza nel giudicare, ci scusiamo per il gioco di parole, la sicurezza stessa. Non andrebbero forniti ulteriori dettagli? Non sarebbe giusto informare i cittadini in maniera più dettagliata? Non andrebbe pubblicato un parere della Protezione Civile e un’eventuale nota informativa per i cittadini? Non sarebbe stato ovvio informare i Sindaci che sono i legali rappresentanti e anche i responsabili di eventuali piani d’emergenza? Nulla di tutto questo si evince.

Effetti dell’iprite su un soldato della prima guerra mondiale

Ad esempio, sul sito della Protezione Civile non c’è il minimo accenno a un piano d’informazione e di reazione ad eventuali incidenti, siano essi piccoli o grandi. Non si capisce, nemmeno leggendo i giornali, tutti con informazioni contraddittorie, se le 560 tonnellate (o forse una quantità diversa) di agenti mostruosamente letali come l’yprite (il “gas-mostarda”) saranno scaricate nel porto, da chi e per quanto tempo rimarranno stoccate a terra.

Senza rischi? Eppure lo stesso dirigente dell’Opac (L’organizzazione-Onu che combatte l’uso d’armi chimiche), il diplomatico turco Ahmet Uzumcu, ha assicurato che “E’ stata presa ogni misura possibile per uno stoccaggio sicuro: i rischi sono molto evidenti e abbiamo preso tutte le misure per ridurli al minimo ed una volta sotterrate per più di cento anni non ci sarà nessun rischio per la sicurezza della popolazione. Passato questo arco di tempo nessuno se ne ricorderà più“. Siamo a posto. Quindi rischi molti ed evidenti. Ma non esiste nessun piano e nessuna informazione su come fare fronte a un eventuale incidente. E poi si parla di “sotterrarle”. Dove? Boh! Muto anche il sito del Ministero dell’Ambiente: nessuna informativa sul caso nell’imminenza di un episodio così grande per la situazione ambientale nel Mediterraneo.

Il quotidiano britannico Telegraph ha già pubblicato, prima dei giornali italiani, un articolo dove spiega che le armi saranno disinnescate “chimicamente” (con solventi) in un imprecisato punto del Mediterraneo centrale… Insomma, informazioni contraddittorie da tutte le parti, cortina fumogena, opacità, mancanza di chiarezza. Completa.

Intanto le armi chimiche stanno arrivando, in queste ore, nel porto calabrese a due passi dalle coste siciliane. E si profila una rivolta di popolo.

Gabriele Bonafede

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