Arrestato Lapis, la Sicilia trema

Stamattina è stato arrestato Gianni Lapis, uno dei numi tutelari della Gas spa. La notizia la si può leggere sulla Repubblica. Nonostante una condanna e un’inchiesta ancora in corso, Lapis avrebbe continuato a cimentarsi in affari poco chiari.

Il professionista – che è anche docente presso l’Università di Palermo – è stato arrestato questa mattina dai militari del nucleo speciale di polizia valutaria. I magistrati (Antonino Ingroia, Lia Sava e Dario Scaletta) gli contestano l’accusa di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio. Il provvedimento, firmato dal gip Lorenzo Jannelli, riguarda anche altre cinque persone. Sembra che Lapis stesse cercando di liberarsi di circa 60 milioni di dollari.

Gianni Lapis è un personaggio molto conosciuto a Palermo. Soprattutto per aver costituito, alla fine degli anni ‘70 del secolo scorso, la Gas spa, una holding che ha gestito la metanizzazione in Sicilia e in altre regioni italiane. Una storia complicata, quela della Gas spa. Una vicenda dove, sin dall’inizio, compare il nome di Vito Ciancimino, l’ex sindaco di Palermo, esponente di spicco della mafia corleonese.

La Gas spa nasce proprio nella casa di Mondello di Vito Ciancimino. In realtà, Lapis ha già anticipato i tempi, e prima della ‘famigerata’ domenica mattina in casa di ‘Don’ Vito insieme con Salvo Lima (altro protagoniosta occulto della Gas spa) e altri prsonaggi, ha già dato vita a una società, la Srko. Nella quale risulta, tra i soci, anche Carlo Vizzini che, però, ha sempre smentito. Se noi lo scriviamo è perché abbiamo letto le carte.

L’idea è geniale. E, in realtà, è un’idea di Lima. Che è a conoscenza delle capacità manageriali di Lapis e sa, in quanto parlamentare attento, che lo Stato, all’epoca, si accinge a stanziare un fiume di denaro per metanizzare il Paese. In Sicilia, ra l’altro, è già arrivato il gas dall’Algeria, ma la Regione siciliana, per incompetenza e indolenza, non utilizza la quota di metano le le spetterebbe in base agli accordi firmati nel 1974 dal governo regionale retto allora a Angelo Bonfiglio.

Il metano è una grande opportunità. E la Gas spa lo sfrutta a dovere. Sula plancia di comando viene pizzato Ezio Brancato, un funzionari dell’assessorato regionale all’Agricoltura. Lapis è socio. E, sullo sfondo, a ‘garantire’ il tutto c’è Vito Ciancimino. uno nome una garanzia, il suo, prché in quegli anni la mafia corleonese eliminerà, uno dopo l’altro, la vechia guardia degli Inzerillo e dei Bontade, costringendo alla fuga in America chi riesce a sfuggire al piombo dei corleonesi.

La Gas spa farà affari a palate. E terrà rapporti con tanti uomini politici. Tutto filerà liscio fino al 2000. Quando Ezio Brancaro passerà a miglior vita. Le redini del gruppo verranno prese dalla mogilie – Maria Brancato – e dalla figlia Monia.

La vicenda si ingarbuglia tra il 2000 e il 2004, quando la società viene venduta agli spagnoli della Gas natural. In questa storia dalle mille ombre e dalle pochissime luci la Giustizia di Palermo non darà il meglio di sé. Lapis finirà sotto processo insieme a Massimo Ciancimino. Mentre la famiglia Brancato, imparentata con il magistrst della Dda, Giustino Sciacchitano, verrà solo sfiorata.

Questo fino a quando la Procura della Repubblica di Palermo verrà retta da Piero Grasso. Quando Quest’ultimo andrà via, per occupare il posto di Procuratore nazionale Antimafia, l’inchiesta verrà riesumata dai pm Nino Di Matteo e Antonino Igroia, prendendo un’altra piega. Le Brancato madre e figlia finiranno indagate per mafia. Una storia incredibile, lunga e tormentata.

Abbiamo detto della Giustizia italiana che, in questa storia poco edificante, non ha dato il meglio di sé. Ed è anche logico: nel conto va messo l’imbarazzo dovuto al fatto che alcuni magistrati hanno preso parte, da invitati, al matrimonio tra la figlia di Ezio Brancato – la già citata Monia – e il figlio di Giustino Sciacchitano, Antonello. Tra gli invitati c’erano Piero Grasso, Luigi Croce e Giuseppe Pignatone.  Alcuni di questi magistrati si sono poi trovati ad indagare su questa vicenda.

Intanto Lapis è finito in galera. Una novità, per il professore. E un bel guaio per tutti quelli che, con lui e con la sua società, hanno avuto a che fare. Con riferimento, soprattutto, ai politici (e non solo ai politici). Perché se Brancato, nella Gas spa, si occupava di gestire i rapporti con il ‘territorio’ (cioè con le imprese), Lapis gestiva invece i rapporti con la politica (e non soltanto con la politica). Fino ad oggi Lapis non ha mai parlato. Ma, adesso, la galera potrebbe sciogliergli la lingua. Ed è per questo che una certa Sicilia oggi trema.

Una storia lunga, complessa e tormentata, quella della Gas spa. Con un finale che è ancora tutto, ma proprio tutto da scrivere.

 

Giulio Ambrosetti

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