Un’occasione per confrontarsi e comprendere più a fondo una legge che a oggi rimane vaga e lacunosa, ma anche per prendere atto, una volta di più, dei differenti orientamenti che caratterizzano i comuni etnei nella fase di transizione verso il dopo-Province. È quanto emerso dalla riunione svoltasi ieri nella sala giunta di Palazzo degli elefanti, a Catania, a cui hanno preso parte molti dei sindaci interessati a capire quale sarà il futuro dell’ormai ex provincia catanese.
Il dilemma per i comuni è sempre lo stesso: rimanere all’interno dell’area metropolitana di Catania o creare un libero consorzio di comuni. Tuttavia, a distanza di quasi quattro mesi dall’approvazione della legge da parte dell’Assemblea regionale siciliana si continua a navigare a vista, in conseguenza del mancato chiarimento da parte della Regione di quali saranno le esatte competenze a carico degli enti che sorgeranno. Passano, inevitabilemente, da questo piccolo dettaglio le considerazioni che andranno fatte prima di stabilire ciò che sarà meglio per ogni singolo comune, a meno di lasciarsi trascinare dai campanilismi che da più parti sembrano avere la meglio sui giudizi di merito.
C’è però anche chi pare aver deciso per una definitiva uscita dall’area metropolitana e da settimane lavora – insieme a tanti altri altri comuni dell’hinterland – per la creazione di un consorzio jonico-etneo che abbraccerebbe anche i comuni del Messinese ricadenti nella valle dell’Alcantara. È il caso di Acireale che, dopo aver resistito agli ammiccamenti provenienti da Catania per un ritorno all’interno dell’Area metropolitana, ha ribadito ancora una volta la volontà di voler intraprendere un percorso diverso. E questo, nonostante la presenza dell’assessore all’Urbanistica, Francesco Fichera, a palazzo degli Elefanti, in rappresentanza della giunta Barbagallo: «Si è trattato – ha tenuto a specificare l’assessore – di un’occasione per approfondire i contenuti della legge. La presenza di Acireale all’incontro non ha nulla a che vedere con un eventuale ripensamento sul percorso da fare. La nostra volontà è chiara da mesi: il passato consiglio comunale ha deciso di uscire dalla città metropolitana rispondendo a un sentire diffuso della cittadinanza e noi abbiamo intenzione di rispettare questa volontà, continuando a lavorare per la nascita di un libero consorzio».
Più interessato il sindaco di Paternò, Mauro Mangano: «A oggi – ha dichiarato il primo cittadino – il nostro consiglio non ha votato l’uscita dall’Area metropolitana e la questione non è in discussione. Ho preso parte all’incontro per sottolineare come sarebbe importante da parte dell’Ars rimettere mano a una legge che, così com’è, risulta poco chiara. Personalmente – ha continuato Mangano – credo che la legge nazionale Delrio garantisca quella autonomia necessaria ai singoli comuni per poter affrontare le esigenze nel migliore dei modi». Per il sindaco di Paternò, infatti, esistono problematiche diverse che andrebbero affrontate in maniera specifica e, se il caso lo necessitasse, con alleanze ad hoc: «Se parliamo di servizi come quello idrico – ha aggiunto Mangano – è auspicabile la nascita di aggregazioni autonome di comuni, ma se passiamo a tematiche più ampie, come la progettazione e l’attrazione di finanziamenti, essere rappresentati da una grande area metropolitana potrebbe essere la soluzione migliore».
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