Arcigay, fiaccolata per le vittime trans Nicole: «Qualcuno mi definisce malformata»

Fiaccolata commemorativa organizzata dall’associazione Arcigay di Catania a San Berillo in occasione del TDoR, il Transgender day of remembrance, la giornata mondiale in memoria delle vittime di violenza transfobica. Introdotta nel 1998 su iniziativa di Gwendolyn Ann Smith, un’attivista transgender, per ricordare l’assassinio di Rita Heste, una donna intrappolata in un corpo da uomo, si svolge da allora ogni anno. Una camminata da via Pistone fino a piazza Falcone, passando per via delle Finanze e via Di Prima, a lume di candela per «ricordare i 1300 morti nel mondo negli ultimi cinque anni a causa di aggressione transfobiche e contro tutte le discriminazioni quotidiane che la comunità lgtb subisce», afferma Alessandro Motta, presidente dell’associazione catanese.

«Purtroppo – continua – l’intera società, con i dovuti distinguo, è aggressiva. Non ti rispetta per la discrepanza che esiste tra l’aspetto esteriore e il sesso sul documento. Pensiamo a tutti quei transessuali che non riescono a trovare lavoro e che in qualche modo sono costretti a prostituirsi». «È una questione di fondo – gli fa eco Saverio Fichera, consigliere di Arcigay – Se non si aderisce in modo pedissequo all’identità sessuale che la gente si aspetta, si creano problemi di discriminazione. Ancora più difficile è la situazione per chi da maschio decide di diventare femmina. Questa trasformazione contraddice troppo il concetto patriarcale di macho, evidentemente», aggiunge.

L’idea di sfilare tra le strade di San Berillo, poi, è simbolica. «È una scelta politica perché qui c’è amplia  comunità transessuale che in qualche modo rappresenta la memoria storica sia della città che del nostro movimento. Sono persone di una certa età che hanno deciso di andare contro i canoni della società già tanto tempo fa e va stimato il loro coraggio».

Tra i partecipanti anche Nicole, giovane transessuale che da due mesi ha deciso di iniziare il suo percorso di trasformazione da uomo a donna. «Il trans è qualcuno che fuori appare in un modo ma dentro è in un altro. Mi sento donna e per stare meglio con me stessa ho deciso di apparire per come mi sento». Non è facile per lei affrontare i pregiudizi della gente, «che troppo spesso ha la mente chiusa», dice. Quando le chiediamo qual è l’offesa peggiore che le hanno rivolto non ci pensa due volte: «Malformata», dice. E con la stessa spontaneità risponde quando le chiediamo del complimento che più le ha fatto piacere ricevere: «Speciale e coraggiosa».

desireemiranda

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