Una miscela di poesia e musica popolare per tuffarsi nelle atmosfere dell’antica Catania. Con l’aperitivo ad arte, organizzato da Cappella Bonajuto Living, domenica 26 marzo sarà possibile andare alla scoperta della Civita, uno dei quartieri più popolari di Catania. La manifestazione, che prevede un doppio appuntamento pomeridiano, rientra tra gli obiettivi dell’associazione che, da diversi anni, è impegnata in numerose iniziative volte alla valorizzazione del patrimonio storico-artistico etneo. «La nostra volontà è quella di far conoscere Catania ai catanesi – spiega la responsabile dell’evento Giusy Ruggeri a MeridioNews – Dopo le visite guidate alle terme achilliane, al museo diocesano, e dopo aver aperto al pubblico, per la prima volta, le porte del circolo dell’Unione (un’ala del palazzo Biscari), abbiamo deciso di continuare il nostro percorso alla riscoperta della città con delle passeggiate a tema». «In questo nono appuntamento – conclude Ruggeri – partiremo dalla cappella Bonajuto, un edificio dell’epoca bizantina ancora poco noto ai catanesi, per immergerci in uno dei quartieri più antichi della città».
Un rione denso di storia dove, ancora oggi, sono evidenti le tracce delle antiche dominazioni e delle inevitabili trasformazioni urbanistiche a cui è stata sottoposta l’intera città. Divenuto un vero e proprio quartiere islamico con la conquista degli arabi, la Civita rimase pressoché invariata fino al terremoto del 1693 che trasformò radicalmente l’antica trama viaria. Abbandonato dai nobili dopo il sisma e ripopolato dai borghesi, in arrivo dalla provincia, dalla seconda metà del Settecento diventa il simbolo di una realtà nuova ed eterogenea. Segni indelebili della straordinaria capacità di rigenerarsi che la città etnea ha sempre dimostrato nei momenti più difficili della sua storia. «Non sarà un semplice giro all’interno di un quartiere – spiega la guida Grazia Privitera – Questo percorso farà rivivere la storia della Civita attraverso due elementi: la poesia e la musica».
L’itinerario seguirà il percorso della cinta muraria della Catania del 1500, comunemente nota come le mura di Carlo V. «Ci fermeremo poi in piazza Martiri della libertà -prosegue la guida – dove spiegherò, attraverso delle mie poesie scritte in siciliano, il cambio della nomenclatura avvenuto nell’Ottocento, a seguito della fucilazione di otto uomini ingiustamente condannati». Infine si arriverà in piazza Teatro Massimo e con una rubrica intitolata storie, storielle e curiosità di Vincenzo Bellini «faremo conoscere ai partecipanti aspetti inediti e piccanti della vita privata dell’artista catanese». Ad accompagnare i visitatori, tra vicoli e cortili, con il suono dell’organetto ci sarà anche Giorgio Maltese, musicista polistrumentista che da oltre dieci anni svolge anche un’intensa attività di ricerca sugli strumenti tradizionali siciliani. «L’organetto era lo strumento della festa, utilizzato per suonare mazurke, valzer, polke, balletti e contradanza», spiega Maltese – Giunto in Sicilia a metà dell’Ottocento, diventa lo strumento per far ballare e per accompagnare stornelli e serenate». «In Sicilia, e in particolar modo a Catania, dove ha avuto un’ampia diffusione – aggiunge Maltese -, c’erano anche dei costruttori. Un successo durato fino alla metà degli anni cinquanta del secolo scorso, prima di essere soppiantato dalla fisarmonica».
Con tre ballate della tradizione siciliana, intervallate anche da spiegazioni sull’origine, il funzionamento e l’evoluzione di questo antico strumento, l’artista catanese proverà a ricreare il fascino dell’antica città e a recuperarne una parte della memoria storica. «Oggi, nonostante nel resto d’Italia l’organetto sia stato fortemente rivalutato – conclude -, in Sicilia restano pochi suonatori autentici di questo strumento».
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