Un
video costruito. Un’impiegata compiacente. Un colpevole ritardo nel non aver presentato la nuova documentazione della madre. Sono solo alcuni dei dubbi sollevati già nelle ore successive alla circolazione della video-denuncia del signor Enzo a proposito della madre 88enne, ospite della casa di cura Maria Regina di Sant’Agata Li Battiati ed elettrice forse a sua insaputa nel seggio speciale allestito proprio all’interno della struttura. Una clinica che, nelle parole del suo referente Angelo Borzì, ha fatto esplicita campagna elettorale per l’onorevole Pd Luca Sammartino, accusato adesso dal signor Enzo di aver ricevuto i voti dei vecchietti, anche di quelli non capaci di firmare o compilare una scheda elettorale. «È l’unico nome che hanno dato loro», dice. Adesso, all’indomani della pubblicazione del video diventato subito virale e oggetto di diversi approfondimenti giornalistici, Enzo spiega a MeridioNews i retroscena del filmato. Partito da una «incazzatura», non lo nasconde. Non solo per l’uso, a suo dire strumentale, del voto della madre anziana e malata, ma anche perché sarebbe andato a quel Partito democratico che lui non stima affatto. Per usare un eufemismo e non le sue parole.
La storia comincia la
domenica delle elezioni regionali quando Enzo chiama il fratello, che di solito accudisce la madre al pomeriggio, per informarsi sulle condizioni di salute della donna. «Lui invece mi dice che hanno messo gli ospiti in fila nell’atrio, tutti in ghingheri, per farli votare – racconta – Tra di loro, anche mia madre, che ormai non mangia nemmeno più da sola, e altre persone nelle sue condizioni. Per farle capire la situazione, quando poi glielo abbiamo chiesto, lei non si ricordava nemmeno di avere votato». Enzo nega la versione di Borzì secondo cui i fratelli avrebbero prestato consenso a far fare questa passeggiata elettorale alla madre al piano terra della struttura, ma entrambi sono d’accordo su un punto: la carta di identità della madre presentata ai Comuni di Gravina, dove la donna è residente, e Sant’Agata Li Battiati, dove vive in clinica, è scaduta. In quel documento, rilasciato nel 2006, non si fa alcuna menzione alle particolari condizioni di salute dell’anziana. Esplicitate invece al rinnovo della carta, a giugno 2016, tramite l’inequivocabile scritta «inabile alla firma». «Ma loro non ci hanno mai fornito il documento nuovo», si difendono dalla casa di cura. «È vero, ma se mia madre non riesce più a usare bene le mani, chi ha apposto la sua firma, identica a quella della carta d’identità vecchia, nella richiesta di voto al seggio speciale in clinica?». Un particolare che verrà chiarito dalla procura e dalle forze dell’ordine che stanno indagando. Non solo sul caso della 88enne, ma anche sugli altri 47 votanti nella struttura.
A sostegno della sua versione, Enzo ha fornito a
MeridioNews un video che mostra la madre sofferente e incapace di alzare un braccio senza lamentarsi per il dolore. Immagini che però non ci sentiamo di diffondere. A proposito di filmati, gli chiediamo invece di spiegarci come nasce quello diventato virale in poche ore. «Quando mio fratello mi ha raccontato cos’era successo, ho chiamato un amico per chiedergli consiglio – spiega – Lui mi ha passato il numero della redazione di Striscia la notizia di Palermo». È dal confronto con lo staff della trasmissione tv che nasce l’idea di girare un video l’indomani – lunedì dello spoglio – all’ufficio elettorale di Sant’Agata Li Battiati. Immagini da utilizzare come prova. Prima, però, Enzo si ferma al bar di fronte al Comune e all’ufficio della polizia municipale ed è lì che incontra il comandante dei vigili urbani. Gli espone il caso, trovando conferma dell’avvenuta installazione di un seggio speciale alla casa di cura Maria Regina.
Così si arriva al momento più controverso della vicenda: il filmato in cui l’impiegata comunale mostra a Enzo i documenti con la richiesta di voto che riportano la firma della madre. Girato con il cellulare, appare però
troppo pulito per essere rubato. «Io ho sempre avuto il telefono in mano, non si tratta di telecamera nascosta – spiega Enzo – Se l’impiegata ha capito che stavo riprendendo oppure no, non lo so, ma credo di sì. Anche perché dalle immagini si vede una certa condivisione delle idee…». La rapidità con cui l’impiegata gli ha fornito i documenti, senza fare troppe domande, ha stranito persino lui: «Ero pronto a gridare perché mi aspettavo che non volessero farmi vedere niente o che avrei perso tempo a provare chi sono. E invece erano documenti pubblici, quindi non mi hanno chiesto nulla e per me è stato un vantaggio». Resta l’ultimo dubbio: come facevano Enzo e il fratello a conoscere tutti i dettagli del voto, persino le preferenze? «Perché quelle tre o quattro persone che in casa di cura sono ancora lucide ci hanno raccontato tutto». Adesso, il finale di questa storia è ancora da scrivere, ma i figli dell’88enne hanno già pronto il titolo: «Una porcheria».
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