A Termini Imerese c’è ancora chi parla di riconversione industriale. E chi invece aveva già tracciato la parabola del mito dello sviluppo, raccontando l’impatto le le conseguenze dell’addio al territorio palermitano da parte del colosso automobilistico. E’ il caso dell’antropologo Tommaso India, che sabato 11 maggio al circolo Arci Porco Rosso, a partire dalle 18 e 30, presenterà il suo libro “Antropologia della deindustrializzazione – Il caso Fiat di Termini Imerese”.
L’iniziativa è organizzata dalla neonata associazione A Sud Sicilia, che si occupa proprio di ambiente e giustizia sociale. A dialogare con l’autore saranno Vincenzo Comella, segretario provinciale della UilM Palermo, e il giornalista Andrea Turco. Seguirà l’aperitivo Fuori Mercato, a cura di Contadinazioni e Porco Rosso.
La riconversione industriale in Sicilia è una terra promessa, e Termini Imerese ne è il caso più lampante. Dalla chiusura dello stabilimento Fiat sono passati otto anni. Eppure da quel 2011 nel palermitano si sono succedute più promesse che aziende, più tavoli ministeriali che operai, più proteste che soluzioni. Il presente è fatto di sfiducia e rassegnazione, di un governo finora capace di garantire solo gli ammortizzatori sociali, di un’azienda – Blutec, portata a Termini proprio da Fiat – sotto amministrazione giudiziaria. A Sud Sicilia reputa fondamentale studiare il passato per capire il presente e suggerire prospettive per il futuro. Ed è altrettanto necessario che a raccontare i territori siano le persone che li vivono.
L’indagine sugli effetti che la fabbrica di Termini Imerese – nella sua crescita e decadenza – ha prodotto nei corpi, nelle famiglie, nelle comunità locali, è il cuore del libro che verrà proposto. Antropologo e figlio di un ex operaio dello stabilimento, Tommaso India ha svolto un’importante ricerca sul campo – attraverso una serie di interviste agli attori sociali della cittadina palermitana.
(fonte: ufficio stampa)
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