Antonia Cosentino, 29 anni, catanese, precaria del mondo della comunicazione, ha avviato da poco Duepuntiacapo, un negozio virtuale di creazioni sartoriali fatte a mano, frutto di una passione nata per caso: «Ero in cerca di un secondo lavoro, per integrare il mio part-time, ma la ricerca di un impiego è talmente logorante da portare all’abbrutimento, tra annunci assurdi, contatti impossibili e tanto tempo trascorso davanti al pc. Così mi sono regalata un corso di cucito a scopo terapeutico e ho scoperto che mi piace tantissimo».
Dopo qualche tempo l’attività di cucito si è trasformata, da rimedio catartico alla stasi lavorativa, a stimolo per realizzare qualcosa di diverso. Duepuntiacapo è una piccola bottega virtuale su Etsy, il sito dedicato all’handmade e al vintage da tutto il mondo, in cui ogni creazione diventa a portata di click. Eliminando le distanze tra persone e dando spazio a piccole realtà creative e indipendenti. «Non so quanto sia diffusa in Italia la mentalità che porta ad apprezzare le cose fatte a mano con le loro piccole imperfezioni e i soggetti unici non prodotti in serie, di certo però le abitudini dei consumatori stanno cambiando e di conseguenza anche le modalità di acquisto. Sta già succedendo in ambito alimentare con un tentativo di ritorno al rapporto diretto con i produttori, con il successo del chilometro zero, del biologico… Ecco, chissà che non avverrà lo stesso con altri segmenti del mercato».
E se il concetto di crisi va associato a quello di cambiamento, così da una circostanza sfavorevole è iniziata un’esperienza positiva: «Il precariato è una forma di schiavitù che ti condiziona in tutto e per tutto, non consente di programmare in alcun modo la tua vita o gestire il tuo futuro. Lo detesto come condizione esistenziale – spiega Antonia – Tuttavia proprio da questa condizione è venuto fuori qualcosa di buono che altrimenti, forse, non avrei mai potuto scoprire». Cucire e creare sportine per la spesa, bavette e presine è un’occasione per reinventarsi, che per Antonia significa tantissime cose: scoprire qualcosa di nuovo su di sé, ma anche in qualche modo scindersi e dedicarsi a un’attività diversa dal solito, manuale, creativa. «Significa anche dare nuova forma alla materia, trasformando la fantasia della pezza in oggetto rifinito. Significa andare incontro a un cambiamento radicale, a un percorso di rinnovamento che affonda le radici, in maniera imprescindibile, in ciò che sono e faccio, nell’essere una precaria e nella scelta di rimanere a Catania dove risiede il mio cuore».
Antonia non sa ancora se e come questa iniziativa si evolverà, se continuerà a essere un hobby estemporaneo e terapeutico o se possa diventare un’attività più grande. Però sognare a occhi aperti non costa nulla: «Mi piacerebbe avere anche un luogo fisico, un laboratorio per le creazioni che fosse anche spazio di creatività condivisa da vivere insieme ad altre artigiane… Ma in realtà sto solo fantasticando, per ora desidero soprattutto che questa attività sia caratterizzata da quella leggerezza che mi ha fatta appassionare tanto alle stoffe colorate».
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