«Giordano Bruno, Jan Palach, Gandhi: gli uomini liberi hanno sempre dato fastidio al potere». Tra il serio e il faceto, secondo il suo stile, Andrea Vecchio riceve i giornalisti da ex assessore regionale alle Infrastrutture e «uomo libero». Estromesso dal governo regionale da Raffaele Lombardo, il geometra non ha però nessuna intenzione di mettersi da parte. «Farò ricorso contro un presidente senza più poteri perché dimissionario. Ha commesso un illecito, e ho già dato mandato ai miei avvocati di preparare un ricorso, e ci sono importanti giuristi che mi daranno il proprio appoggio», annuncia il giorno dopo essere stato cacciato dalla giunta regionale, in una conferenza stampa nella sede della sua Ance Catania, associazione dei costruttori edili di cui è stato presidente per un decennio. Simbolo antimafia per gli imprenditori, non solo quelli edili e non solo quelli catanesi, l’immagine di Andrea Vecchio era entrata in crisi quando ha accettato l’incarico nella giunta del leader autonomista, esattamente tre mesi fa. Una sorte condivisa con l’ex magistrato antimafia Massimo Russo, assessore regionale alla Sanità dimessosi da pochi giorni, a cui Vecchio aveva chiesto di fare fronte comune contro i «provvedimenti clientelari a fine mandato» degli assessori della giunta Lombardo. Pochi giorni fa Andrea Vecchio era anche stato fotografato in compagnia di Rosario Crocetta, candidato alla presidenza della regione che non ha remore a definire «simpatico, è il mio preferito tra i candidati alle prossime regionali». Troppo per Raffaele Lombardo, che ha definito il rapporto con Vecchio «concluso per perdita del rapporto fiduciario». «Una decisione solo politica, non ho mai ricevuto critiche sulla conduzione dell’assessorato», replica Andrea Vecchio al presidente dimissionario.
«Mi hanno chiesto fin dall’inizio perché io, simbolo antimafia, mi fossi messo nel governo di Lombardo, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. Ero là, con la promessa di massima libertà di manovra, per capire fino a che punto potesse spingersi l’arroganza del potere, e ho sempre detto che delle vicende personali di Lombardo non me ne frega un cazzo», risponde Vecchio. Si aspettava forse questa conclusione? «Fin dall’inizio ho agito in modo libero, ed è valsa la pena stare in giunta solo per poter fare adesso il ricorso. Il copione delle vicende, comunque, non l’ho scritto io». Accerchiato dalle telecamere, parla per più di mezzora, rispondendo anche alle domande scomode. Cos’è il lombardismo? «Il sistema clientelare che soffoca la Sicilia, la stessa cosa del cuffarismo, e dei sistemi che usano molti politici. E’ come una bombola sturata in un ambiente chiuso: il gas occupa tutto lo spazio, e se non hai un respiratore rischi di soffocare». Un bilancio della propria attività di assessore? «Abbiamo varato dei provvedimenti validi, come quello sul rilancio del Social housing, i cui fondi sono venuti da una delibera per il riparto di fondi Gescal per 86 milioni, e creato un elenco di 290 opere incompiute in giro per la Sicilia, avviate solo per clientelismo, come il campo da polo di Giarre». Sulle nuove nomine Sac, società che gestisce l’aeroporto di Catania, non si pronuncia, limitandosi a dire che «andrebbe accorpata alla Gesap dell’aeroporto d Palermo e privatizzata per non scatenare lotte di potere». Infine ribadisce il suo giudizio negativo sulle nomine dei Forestali «che ho incontrato, senza nessuna paura di dire quello che penso».
E Vecchio torna a parlare persino dei lampadari dell’assessorato. «I lampadari li ho lasciati là a Palermo, insieme ai quadri e alla consapevolezza che i dipendenti regionali spesso non si meritano le critiche per il proprio lavoro. La colpa è della politica: una promessa di lavoro vale quattro voti. I dipendenti non possono usare la propria testa», afferma Vecchio. Che, in attesa di tornare assessore dopo il ricorso, assicura «non mi candiderò alle regionali». Ma se Crocetta lo volesse nella sua giunta da assessore alla infrastrutture, arriverebbe una risposta positiva.
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