Anche nel Regno Unito e in Spagna legge non è uguale per tutti

SUCCEDE NEL REGNO UNITO. DOVE LO SCANDALO TABLOIDGATE E’ FINITO IN UNA BOLLA DI SAPONE. IDEM IN SPAGNA, DOVE SONO CADUTE LE ACCUSE DI GENOCIDIO PER NON CREARE PROBLEMI TRA LA STESSA SPAGNA E LA CINA…

Qualche anno fa venne alla ribalta il caso di un miliardario, colpevole di aver ucciso il vicino di casa in Texas e di averlo tagliato a pezzi e gettato in mare perché “preso dal panico”, ma assolto da un tribunale. Durst, sospettato di aver compiuto altri due omicidi, non fece un solo giorno di prigione.

Due vicende, per certi versi analoghe tra loro, sono giunte ad una conclusione ieri.

La prima è quella che riguarda lo scandalo Tabloidgate. Per chi lo avesse dimenticato, la vicenda qualche mese fa (ma i tempi della giustizia britannica sono ben diversi da quelli a cui purtroppo ci siamo abituati in Italia), Rebekah Brooks venne accusata di essere la principale responsabile delle intercettazioni telefoniche. La protetta di Rupert Murdoch (ciò forse spiegherebbe molto della vicenda, a partire dalla rapidità con cui ha fatto carriera fino all’esito positivo, per lei, del processo) fu accusata di essere coinvolta in una cospirazione per ottenere intercettazioni illegali, di corruzione e del tentativo di intralciare le indagini.

Lo scandalo coinvolse indirettamente anche le alte cariche del governo britannico: oltre ai suoi rapporti stretti con conoscenze altolocate come il magnate dell’editoria Rupert Murdoch, per cui lavorava, emersero legami con ben tre primi ministri, Tony Blair, Gordon Brown e David Cameron. In pratica, con il governo del Regno Unito degli ultimi anni.

Sarebbero state proprio queste amicizie altolocate a favorire la crescita professionale della Brooks, figlia unica di un giardiniere e di una segretaria, che a 14 anni bazzicava la redazione di un giornale, il Warrington Guardian, ma solo per servire tè e fare pulizie. Poi in un arco di tempo decisamente limitato ha scalato tutti i gradini della professione giornalistica: vice direttore del News of the World a soli 27 anni, direttore del Sun, nel 2003 e infine direttore generale di News International dal 2009 al 2011.

Da allora sotto l’ala protettiva di Rupert Murdoch, quando venne fuori il suo nome nella vicenda Tabloigate, proprio a casa delle amicizie altolocate della Brooks, tutti pensarono che sarebbe scoppiato uno scandalo di dimensioni storiche. Invece, come spesso capita in questi casi, tutto è stato messo a tacere. I capi sono stati assolti e a pagare per le intercettazioni telefoniche eseguite dal giornale sarà solo l’ex direttore del News of the World, Andy Coulson.

Non senza qualche strascico, però. Sì, perchè Coulson è stato prima suo portavoce e poi spin doctor del premier David Cameron. Tanto che più di una persona ha detto che tutta la vicenda sia stata solo una manovra per colpire il premier britannico e alcune sue scelte poco gradite alle banche, in modo particolare a causa della strada aperta dal premier alla finanza islamica.

A confermare il doppio peso attribuito della magistratura britannica nel valutare le responsabilità della vicenda Tabloidgate, definito il «processo del secolo», sarebbe l’assoluzione a sorpresa di altri tre imputati, l’ex marito della Brooks, Charles, la sua ex segretaria Cheryl Carter e il capo della sicurezza del gruppo News International, Mark Hanna. Anche Stuart Kuttner, direttore generale del News of the world, è stato giudicato non colpevole.

Ciò che è apparso certo, al termine del processo, è che nonostante la grande enfasi, nessuno è stato condannato come vero colpevole di ciò che è accaduto.

Lo stesso giorno è avvenuta un’altra assoluzione di personaggi “celebri”. E ancora una volta non senza destare una certa sorpresa, anzi in questo caso lo stupore dovrebbe essere ancora maggiore. Dopo aver rinviato a giudizio per genocidio l’ex presidente cinese, Jiang Zemin, l’ex premier Li Peng e altri tre esponenti della nomenclatura politica e militare cinese, la Spagna ha improvvisamente deciso di non procedere con il processo.

In questo caso la causa di questa decisione è ancora più sorprendente (sembra quasi di essere in Italia). La motivazione per cui le accuse nei confronti degli imputati sono scomparse come una bolla di sapone sarebbe che, improvvisamente e casualmente, sono state introdotte nuove norme sulla giurisdizione universale in base alle quali il tribunale ha archiviato le indagini in quanto non riguardano cittadini spagnoli o persone stabilmente residenti nel Paese…

L’inchiesta era stata avviata a febbraio su denunce presentate nel 2006 dalla Fondazione Casa del Tibet, dal Comitato di sostegno al Tibet e dall’Associazione costituita dal monaco tibetano naturalizzato spagnolo, Thubten Wangchen. Per questo un giudice spagnolo, Ismael Moreno, stava procedendo sotto l’accusa di genocidio, tortura e crimini contro l’umanità in Tibet.

Nei confronti di Zemin, Li Peng e altri 3 dirigenti cinesi, il 10 febbraio scorso, erano stati addirittura emessi ordini di cattura internazionale. Anche perché Jiang Zemin era accusato, fra l’altro, di avere promosso e messo in atto le leggi che hanno permesso il ripopolamento della regione autonoma cinese da parte dei cittadini dell’etnia maggioritaria han, e di avere permesso la detenzione e la tortura di migliaia di tibetani. In pratica di essere un nuovo Hitler.

Forse sarà perché i tempi sono cambiati, oppure perché il potere economico che è nelle mani dei pochi che comandano l’ultima roccaforte del comunismo nel mondo, sta di fatto che, ancora una volta, i reati resteranno impuniti, delle stragi commesse non si parlerà più, e in soli quattro mesi i presunti colpevoli saranno liberi di fare ciò che vogliono.

Poco importa che la nuova legge è stata approvata dopo che Pechino aveva protestato a causa dell’inchiesta. Poco importa che la Cina aveva lasciato intendere molto chiaramente che il “caso” avrebbe danneggiato le relazioni (economiche) con Madrid. E poco importa se migliaia di persone sono state uccise con metodi che ricordano le esecuzioni di massa degli ebrei.

Se tra le vittime non vi era un cittadino spagnolo, uno straniero residente in Spagna o uno straniero che si trova nel Paese e che le autorità hanno rifiutato di estradare, sarà come se “il fatto non sussiste” e i giudici non potranno procedere. E i rapporti economici tra i grandi industriali che controllano la Repubblica Popolare Cinese e la Spagna del nuovo re potranno continuare…

Tanto, come tutti sanno, “LA LEGGE È UGUALE PER TUTTI”… e non solo in Italia.

 

 

 

 

 

C.Alessandro Mauceri

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