Esami meno fastidiosi per chi ci si deve sottoporre e risparmio per le casse regionali. Vantaggi che, però, in Sicilia sono ancora lontani. Si tratta dell’uso della videocapsula endoscopica, utile a indagare lo stato dell’intestino tenue e a eseguire controlli per diverse patologie: dai sanguinamenti gastrointestinali al morbo di Crohn, dai tumori dell’intestino tenue ai polipi intestinali, passando per la celiachia refrattaria. Poco usata in Sicilia, su 600 pazienti isolani la videocapsula è stata utilizzata solo per 230 di loro.
E sempre con ricovero ordinario – che prevede la presenza del paziente per due o più notti – nonostante le indicazioni della Società scientifica europea di Endoscopia gastrointestinale (Esge) per il suo uso ambulatoriale. Che consente al paziente di tornare a casa e continuare le sue normali attività. Ma soprattutto, farebbe risparmiare circa 1500 euro a paziente: esattamente la differenza tra i 1000 euro di costo medio della prestazione ambulatoriale – nelle regioni in cui viene eseguita – e i 2500 euro dell’attuale rimborso della Regione siciliana per la procedura con ricovero.
«Dopo oltre 18 anni di pratica clinica, è dimostrato che l’esame tramite videocapsula endoscopica offre una diagnosi precisa e accurata – spiega Giuseppe Scarpulla, gastroenterologo e membro del Comitato scientifico nazionale della Videocapsula endoscopica – Tuttavia, questo esame in Sicilia ha incontrato svariate resistenze, forse per il timore di un utilizzo sconsiderato. Ma nelle regioni in cui questa pratica è già utilizzata si è riscontrato un risparmio notevole, che non è possibile ottenere in Sicilia».
Gli fa eco il professore Socrate Pallio, presidente siciliano della Società italiana di Endoscopia digestiva (Sied) e responsabile del reparto di Endoscopia digestiva del Policlinico di Messina: «Faccio appello alle istituzioni siciliane, siamo una delle poche regioni che ancora non ha adottato una metodologia diagnostica sicura ed efficace anche in regime ambulatoriale. Serve sensibilizzare gli organi competenti affinché questa procedura diventi sempre più accessibile».
A sostenere il più largo uso della videocapsula sono chiaramente le aziende produttrici. Come Given Imaging, di proprietà della statunitense Medtronic, che produce PillCam. La capsula viene ingerita dal paziente e, con una o due telecamere interne, acquisisce le immagini dell’intestino mentre lo percorre e le invia a un apposito piccolo registratore da portare con sé che, finito l’esame, verrà preso in carico dall’operatore sanitario per analizzare i video. La capsula verrà poi espulsa nelle feci dal paziente.
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