An everyday part of Italian football

L’evento che ha sconvolto una città, una nazione, un’enorme comunità (quella appassionata di calcio) è stato descritto dai media di tutto il mondo. Le testate giornalistiche dei principali paesi stranieri hanno dedicato le loro prime pagine a quello che é accaduto al Massimino, venerdì notte. I più attenti, forse perché i più esperti, sono sicuramente i media inglesi, che si sono soffermati ad analizzare la situazione italiana, partendo da quello che dall’Italia trapela in Europa.

Non sempre, però, l’analisi si può definire approfondita e ben curata; anche se le falle principali del sistema calcio nostrano, sono evidenti e inquietanti. Negli articoli dedicati all’incontro Catania – Palermo, sono significative alcune espressioni che denotano il giudizio severo ed impietoso che il mondo anglosassone riserva all’Italia e alla sua capacità di gestione. In un articolo, un giornalista inglese scrive: “Raciti ha perso la sua lotta per vivere, lasciando l’Italia a chiedersi se anche il suo gioco nazionale, già colpito da scandali di partite comprate e dal calo degli spettatori, stia morendo.”
Ed è forte il contrasto nelle menti dei britannici tra la folla che circondava il bus degli eroi di Berlino e quella che lanciava sassi e bombe contro i poliziotti. Ed allora si soffermano nel descrivere un ambiente pieno di contraddizioni: si riportano le cifre di un sistema che sembra in perenne stato di guerra. 1500 poliziotti per un match, 74.000 i tifosi ultrà in tutta Italia, decine e decine di scontri durante una stagione, e poi gli ultimi morti: il dirigente calabrese e il poliziotto siciliano.

L’analisi arriva alle televisioni, ai rapporti società – ultrà e alla inadeguatezza degli impianti sportivi: gli appassionati di calcio preferiscono stare a casa e seguire Sky Tv e lasciare che gli ultrà mettano a ferro e fuoco gli stadi italiani; adesso che le società hanno smesso di dare i biglietti gratis agli ultrà, loro reagiscono in maniera violenta; molte squadre italiane non hanno i fondi per rimodernare gli stadi e anche quando lo fanno, non sempre funziona, un caso fra tutti l’Olimpico di Roma, dove il lancio di oggetti é una costante. Insomma, anche se in maniera superficiale, i newspaper dimostrano di aver afferrato alcune delle questioni principali del problema calcio in Italia.

Ma a colpire sono soprattutto alcuni termini che, da una supposta superiorità, i britannici usano per descrivere e ammonire noi italiani: “La violenza è una componente normale del calcio italiano”, “La morte di Raciti era preannunciata”, “Quando Pippo Baudo dice che sono il Nord, dimostra di essere un ‘simple-mind’, niente di più”, “lo stadio fa scappare le famiglie”. Inoltre i britannici non rinunciano alle frecciatine polemiche contro chi, come spesso succede in Italia, li considera una patria di Hooligan: “quello che non comprendono è che i supporter italiani conservano le armi migliori per i poliziotti” e per corroborare le loro tesi riportano le dichiarazioni di alcuni colleghi di Raciti: “Filippo odiava il calcio, loro glielo avevano fatto odiare”, “Gli ultrà non vogliono scontrarsi tra di loro, vogliono colpire noi!”.

E’ facile capire che la realtà dei fatti non è questa, o almeno questa non è la visione completa della situazione attuale. Ma in Uk, e fuori dall’Italia in genere, l’immagine del mondo calcistico nostrano è completamente sbiadita e l’euforia dei Mondiali è durata molto poco. Si può discutere sull’importanza o meno delle opinioni “estere”, ma considerando queste è quasi vitale partire , per una riflessione globale di cosa è diventato il famoso “Campionato più bello del mondo”.

Giorgio Pennisi

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