«Salvini ha rinnovato le posizioni di Bossi, ma la Lega rimane sempre un partito nato per il Nord, molti elettori sarebbero antagonisti naturali. Il leader del Carroccio mi è simpatico, ma si tratterebbe di una candidatura di bandiera, non mi pare possa essere vincente». L’ipotesi di vedere Vittorio Sgarbi candidato sindaco per la Lega di Matteo Salvini a Palermo sembra allontanarsi, ed è il diretto interessato a spiegare i motivi per cui non reputerebbe opportuno scendere in campo. Il punto di partenza non sarebbero le mie qualità personali – spiega ancora Sgarbi – io che ho il riconoscimento di essere stato chiamato missionario da Agnese Borsellino, un fatto non cancellabile ma che non vanno nell’ordine di quello che detto la Lega per tanti anni. Non ci sarebbe alcun significato, per me, nel presentarmi sotto quel simbolo».
Una posizione che il professore e critico d’arte spiega con dovizia di particolari, non escludendo, al limite, nemmeno ripensamenti nel caso in cui ci fosse un allargamento della coalizione, anche se ribadisce come in Sicilia per lui una nuova esperienza da amministratore non sarebbe comunque molto utile.
E lo fa nel modo che lo ha reso noto al grande pubblico: diretto e mai retorico, senza timore di apparire impopolare: «Quello che ho visto in Sicilia – dice – non mi dà in alcun modo fiducia. La regione è stata umiliata in diverse occasioni storiche dopo l’Unità d’Italia da questa pratica selvaggia dell’antimafia, che ha usato la mafia, e la usa tuttora, per costruire carriere e acquisire rendite di posizione: un’antimafia che è tutta chiacchiere e distintivo. Ancora oggi buttiamo i nostri soldi per discutere della presunta trattativa del 1992. Siamo nel 2016, mi pare inverosimile, in una realtà così diversa. Ma questo succede perchè c’è ancora chi trae benefici e vantaggi da questa retorica a danno dei cittadini e delle persone oneste».
Sgarbi rimane fermo sulla propria posizione anche quando gli si ricorda la sua precedente esperienza da sindaco di Salemi e l’opportunità che potrebbe rappresentare avere già avuto un ruolo istituzionale in un comune siciliano nei rapporti con Roma: «Palermo è senza speranza – è il lapidario commento – perchè, oltre alla mafia, è lo Stato a esserle contro. Per le carriere di inutili Prefetti, quelli che poi vanno a fare i commissari nei comuni, lo Stato umilia, calpesta la Sicilia e la rende ingovernabile. Il nemico dello Stato è lo Stato stesso e io per uno Stato come questo non posso fare molto».
Alla fine, però, Sgarbi lascia aperta uno spiraglio: «Se ci dovesse essere un’alleanza di coalizione, un’apertura alle grandi intese, forse potrebbe anche avere un senso».
Nei giorni scorsi era stato Francesco Vozza, referente di Noi con Salvini a Palermo, a lanciare l’ipotesi della candidatura di Sgarbi alla carica di primo cittadino del capoluogo siciliano: «Nelle ultime settimane – aveva scritto in un comunicato – diversi politici si sono detti pronti a candidarsi alla carica di sindaco di Palermo: Scoma, Romano e Ferrandelli. Inoltre, pare che anche il disastroso Orlando voglia riprovarci. Noi salviniani, però, crediamo che questa città meriti qualcosa di meglio: stiamo, perciò, pensando a Vittorio Sgarbi come candidato. Ovviamente si tratta solo di un’idea da discutere con il segretario nazionale di Noi con Salvini, Angelo Attaguile, e col nostro leader, Matteo Salvini, per poi proporla ufficialmente al diretto interessato. Ciò nonostante, siamo certi che un uomo d’eccezione e dalle grandi capacità come Sgarbi potrebbe essere la persona giusta per risollevare le sorti della nostra città». E in coda si annunciava un incontro con gli alleati Fratelli d’Italia e Azione Nazionale per discutere la proposta. Meeting che però, viste le considerazioni di Sgarbi, potrebbe già rivelarsi inutile, a meno che non si parli di allargare la coalizione alle amministrative del 2017.
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