Amministrative, il programma di Caserta «La politica è un servizio, non una carriera»

«Catania è una città morente. La soluzione è rilanciarla partendo dal lavoro, perché non possiamo pensare di riqualificare la città, se non torna a produrre». È questo il primo punto del programma di Maurizio Caserta, il professore di Economia dell’università di Catania candidato alla poltrona di primo cittadino per le prossime elezioni amministrative del 26 e 27 maggio, che ha presentato i dieci punti su cui lavorerà insieme al gruppo del suo movimento civico, ieri pomeriggio, nella sede aperta in via Plebiscito 436 e inaugurata per l’occasione.

«Il nostro problema principale è che non ci sono più soldi e da lì dobbiamo partire», afferma Caserta. Il rilancio tramite il lavoro è – ammette – «un obiettivo difficile da realizzare e a cui si deve arrivare, non tramite concorsi pubblici, ma offendo i servizi tradizionali, creando spazi e occasioni d’impresa». Per raggiungerlo, bisogna ripensare il ruolo dell’amministrazione: «Un governo più leggero – spiega – che ha il ruolo di regolatore e regista più che di attore. Un’amministrazione che crea le condizioni per lo sviluppo della città». Perché i tagli, per il professore, sono la «cosa peggiore»: «Bisogna andare oltre, non si possono togliere – dice – altri soldi alla gente e farla diventare ancora più povera».

Nel programma, oltre a far quadrare i conti del bilancio affiancando alla leva fiscale il reperimento di nuove risorse finanziare, si pone l’accento sulla necessaria attuazione o revisione, se necessario, del piano regolatore generale, e di quelli di viabilità e di commercio. Le priorità di Caserta non sono tanto diverse da quelle del Movimento 5 stelle: dalla mobilità sostenibile alle isole ecologiche, dalle aree verdi ai parcheggi scambiatori, dall’ampliamento delle zone pedonali alla realizzazione di piste ciclabili.

Fondamentale per il professore è l’integrazione delle municipalità: «Bisogna garantire lo stesso standard di servizi in ciascun quartiere – dice – a partire dagli indicatori visibili come i trasporti pubblici a quelli meno visibili, colmando il gap attualmente esistente». Il suo modello per la nuova Catania è quello della «green economy,  l’economia sostenibile che non sfrutta ma valorizza il territorio e le sue risorse, culturali, paesaggistiche, tecnologiche e umane». La Catania di Caserta punta sull’export, il turismo e le piccole imprese. Senza dimenticare gli «interventi di contesto, come il potenziamento della viabilità, dei collegamenti con il porto, l’aeroporto e l’interporto, e delle infrastrutture di rete materiali (gas, acqua, fogne) e immateriali (Internet e Wi-fi)», si legge nel documento di sintesi del programma.

Per il professore e il suo staff, infine, è necessario «colmare il deficit nel campo dei diritti civili». Caserta promette che l’amministrazione si doterà di un registro per le unioni civili, integrerà gli uffici decentrati nelle circoscrizioni con uno sportello che fornirà consulenza gratuita agli immigrati, abbatterà le barriere architettoniche e potenzierà i servizi di assistenza domiciliare agli anziani ammalati e persone indigenti. Seguono l’housing sociale, tramite la ristrutturazione e il recupero del patrimonio edilizio esistente e la riqualificazione urbana, la valorizzazione degli asset pubblici e il partenariato tra pubblico e privato, tramite l’esternalizzazione dei servizi non strategici e che non riguardino beni pubblici essenziali, come l’acqua ad esempio, e l’affidamento tramite bando della manutenzione straordinaria di luoghi pubblici ai privati.

Il programma è, però, ancora in costruzione. «Siamo qui per lanciare idee, che non sono quelle definitive. Ma non abbiamo voluto aspettare», afferma Caserta nella sala della bottega che fino a poco tempo fa era una macelleria, decorata con tre mini candelore e un piccolo gagliardetto del Catania. Le pareti fresche di pittura e ricoperte da foto e mappe, che ripercorrono le cronotappe della campagna elettorale nelle diverse zone della città. «Sarà un luogo per l’ascolto e in cui imparare le priorità del quartiere», dichiara il candidato sindaco.

Caserta vuole trasformare Catania in una città policentrica e per farlo crede sia fondamentale mostrare «umiltà nell’ascolto». «Perché – spiega – la politica recente ha peccato di presunzione: i politici si comportano da professionisti e credono di avere le risposte senza ascoltare la gente. Per un normale processo di sostituzione, negli altri Paesi, tutti ad un certo punto si ritirano – aggiunge – mentre in Italia e nella nostra città la fisiologia di questo processo è stata stravolta. La politica non è un mestiere ma è un servizio, per il quale bisogna essere portati, è vero, ma non è una carriera».

Durante l’incontro Caserta ha ribadito l‘indipendenza del suo movimento dagli schieramenti politici e l’assenza di alleanze, pur essendo disponibile a lavorare con tutti. A chi degli altri concorrenti alla carica di sindaco strapperà elettori? «Il consenso può variare. Si ottiene nella competizione con gli altri candidati ma anche coinvolgendo chi non lo ha espresso e a Catania sono stati in tanti – dice il professore – Io sono dalla parte di chi ha una proiezione forte sul futuro e di chi vuole un senso di responsabilità nuovo della politica».

Agata Pasqualino

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