Alza la voce, o non ti staranno mai a sentire

Civiltà ed educazione? Se si tratta di far valere i propri diritti è roba superata. Molto meglio alzare la voce e minacciare denunce. Questa piccola storia ne è un esempio. 

 

Smaltita la delusione per la cancellazione dell’Heineken Jammin’ Festival, speravamo almeno di ritrovarci al più presto nei nostri portafogli i soldi spesi per il concerto. Ma non avevamo fatto i conti né con l’organizzazione, né con il “Ticket’s BoxOffice”, l’agenzia di Catania che ci aveva venduto i biglietti.

 

Il giorno dopo la tromba d’aria che aveva colpito il mega-concerto in programma dal 15 al 17 giugno, sia i maggiori giornali, sia lo stesso sito dell’evento avevano rincuorato i partecipanti rendendo noto che il biglietto sarebbe stato rimborsato già a partire da giorno 19 giugno. Notizia che deve essere sfuggita all’agenzia di via Giacomo Leopardi. Alle proteste di chi, timidamente e con cortesia, richiedeva i propri soldi, le commesse rispondevano: «dobbiamo accordarci per le prevendite, anche noi abbiamo diritto ad un rimborso». Balle, smentite da tutte le fonti ufficiali: anche i diritti di prevendita andavano rimborsati. Ma noi, poveri ingenui, crediamo nella buona fede degli altri. Sono persone che fanno il loro mestiere, non disturbiamoli con le proteste. Poi di sicuro tutto si aggiusta.

 

Aspettiamo tranquillamente, sapendo che l’ultimo giorno utile per chiedere il rimborso è il 27 luglio. Ma il 6 luglio il sito del concerto pubblica la notizia che i termini per il rimborso sono cambiati in base – si legge – “

a un’esplicita direttiva della Direzione Centrale dell’Agenzia delle Entrate”. Nel comunicato si spiega che adesso l’ultimo giorno valido per riavere indietro i soldi è stato spostato al 15 Luglio. Peccato che facendo una ricerca su Google (“Rimborso biglietti Heineken Jammin’ Festival”) si trovi sempre e solo il precedente comunicato, quello che parla del 27 luglio come termine ultimo. In pratica, chiunque abbia altro da fare che guardare giornalmente il sito, non ha il tempo di accorgersi che i suoi biglietti sono divenuti ormai carta straccia. 

 

Per puro caso, io e un mio amico veniamo a conoscenza dei nuovi termini proprio la sera del 15 Luglio. Che – particolare molto importante – è una domenica. Il giorno dopo, chiamo l’agenzia per riavere i soldi. Con fare molto sbrigativo, una ragazza mi spiega che ormai l’agenzia non è più tenuta a rimborsare i biglietti. Balle anche queste: qualsiasi scadenza che cada in un giorno non lavorativo slitta per legge al giorno dopo; quindi sono ancora perfettamente in tempo. Lo faccio notare con un po’ di timido imbarazzo, ma con sempre maggior nervosismo. Mi rispondono di chiamare al call center della “TicketOne”, il circuito nazionale cui fa riferimento il “Ticket’s BoxOffice” di Catania

 

 

Seguo il consiglio. In fondo è inutile prendersela con chi risponde semplicemente al telefono. Peccato che al call center della “TicketOne” non risponda mai nessuno. Invano io e il mio compagno di sventura proviamo a chiamare più e più volte. Poi, stavolta con toni da ira funesta, richiamiamo il “BoxOffice” di Catania. La ragazza prima tenta una reazione, poi con un filo di voce ci fa notare che lei non può fare niente. Questo lo sappiamo già. Ma vorremmo che parlasse con chi può fare qualcosa.

 

All’agenzia di via Leopardi, però, era sfuggito un piccolo particolare. Fortunatamente, le nostre famiglie sono piene di avvocati. Il primo intervento del mio legale viene sviato:Lo mettono in attesa per parlare con il direttore; l’attesa dura oltre dieci minuti, senza che mai si riesca a parlare con qualcuno. Va meglio allo zio del mio amico. A via Leopardi capiscono che è meglio smetterla di fare i furbi. Mezz’ora dopo la telefonata, rimangiandosi quello che avevano detto prima, ci danno il nostro tanto desiderato risarcimento.

 

Sembra che quello del Ticket Box Office di Catania sia stato un caso isolato. “La Duca Viaggi” (altra agenzia appartenente al circuito TicketOne) aveva già da tempo provveduto al rimborso; rimborso che ad Agrigento è stato effettuato lo stesso nostro giorno senza particolari problemi. Per chi comunque non sia riuscito a riavere i suoi soldi, consigliamo di fare come coloro che si sono visti togliere il pane di bocca dallo sponsor dell’evento, la Heineken (specializzata nel settore “compro un’azienda rivale e la faccio chiudere”; vedi i casi della

Birra Pedavena e di quello della Birra Messina). Combatteteli e alzate la voce. In questo Paese è l’unico modo di farsi valere.

Simone Di Nuovo

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