Il fenomeno del precariato è un problema sociale e generazionale che coinvolge tutti gli aspetti del panorama occupazionale italiano. L’università non fa eccezione a questa disastrosa condizione che coinvolge una larghissima fetta del mondo del lavoro e, di conseguenza, dell’intero “Sistema Paese”. La condizione di precarietà, spesso camuffata sotto la più subdola definizione di “mobilità”, è una condizione che, lungi dal risolvere il problema della disoccupazione nel nostro Paese, risulta essere spesso un rimedio ben peggiore del male, creando una moltitudine di cittadini impossibilitati non solo a costruirsi un futuro, ma oramai assuefatti all’idea di non poterne neanche pensare uno.
La manifestazione di protesta che viene portata avanti in questa sede dai precari della ricerca di questa Facoltà ha l’intento di mettere alla luce e di rendere visibili, anzi, “altamente visibili” agli occhi di tutti una realtà ignota ai più. La realtà è quella di tutti i precari del mondo universitario e, in particolare, dell’ateneo catanese e di questa facoltà.
Una realtà fatta di ricercatori, giovani e meno giovani, che dopo avere percorso tutto il cursus accademico di rito (laurea, dottorato, assegno, borsa post-doc, ecc), si ritrovano a essere mantenuti in un limbo che costituisce una lista d’attesa a tempo indeterminato, nella speranza che la politica relativa alla ricerca in questo Paese cambi rotta. Una rotta che dai tempi del ministro Zecchino a quelli ancora più infausti dell’attuale responsabile Maria Stella Gelmini è caratterizzata da una politica di tagli indiscriminati, in un Paese che investe nella ricerca soltanto l’1% circa, contro il quasi 3% della media europea e il 4% di paesi come USA e Giappone
Una realtà fatta da intelligenze che dopo anni di studio si vedono gratificate da contratti che vanno dal titolo gratuito a un massimo di 4.000€ lordi l’anno, a fronte di un impegno di lavoro che va ben oltre le ore di docenza frontale previste dal contratto (non vengono infatti retribuiti: orari di ricevimento, sedute d’esame, sedute di laurea, e tutti gli altri impegni correlati alla didattica).
Una realtà fatta da 38.985 docenti a contratto (dati ufficiali MIUR ultimo aggiornamento 2008), che a fronte dell’intero corpus dei docenti strutturati dell’università italiana (62.768) rappresentano quasi il 40% del totale delle docenze. E in particolare, nell’ateneo catanese questa realtà è costituita da 659 contrattisti contro 1.661 strutturati (il 28% del totale degli incarichi di docenza), mentre in questa facoltà si raggiunge il paradosso della presenza di più contrattisti che strutturati (76 contro 58, ovvero il 57% del totale). Senza ovviamente contare tutti gli assegnisti di ricerca, i dottorandi, ecc. E la maggior parte di noi è ancora in attesa di conoscere il proprio futuro prossimo, stante il clamoroso ritardo nella pubblicazione dei nuovi bandi relativi all’anno accademico in corso. Ritardo dovuto ad una nuova riformulazione dei contratti causata da una decurtazione della retribuzione in ragione di circa il 35%, che ha già causato uno slittamento nel calendario didattico e che potrebbe causare la paralisi dell’intero anno accademico, con corsi che non potranno partire e con tutti i contrattisti che dal 31 di ottobre hanno teoricamente già concluso il proprio rapporto di lavoro con la Facoltà.
E l’aspetto più sconcertante di tutta la vicenda è che la vergognosa realtà in cui versano i precari della ricerca di questa facoltà, di questo ateneo, di questo sistema universitario, è assolutamente ignota alla pubblica opinione.
Proprio per questo si è deciso di manifestare pubblicamente, in maniera “altamente visibile”, il nostro essere parte integrante di questo sistema, e di esserne anche risorsa irrinunciabile se non necessaria alla sopravvivenza stessa.
Coordinamento Precari della Ricerca – Catania
Coordinamento Precari dell’Università FLC-CGIL – Catania
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