Congelare i licenziamenti «prevedendo i contratti di solidarietà al 50 per cento solo per i siti coinvolti dagli esuberi», in attesa di conoscere gli esiti del tavolo di settore. Si conclude con un nulla di fatto il confronto di oggi pomeriggio tra sindacati e Almaviva, nelle sede di Unindustria, a Roma, per individuare soluzioni in grado di scongiurare i licenziamenti annunciati lo scorso mese dall’azienda. La proposta illustrata dall’amministratore delegato Andrea Antonelli, rispetto ai 2988 esuberi in tutta Italia – 1670 a Palermo, 918 a Roma e 400 a Napoli – non convince le parti sociali. E il confronto è rimandato a mercoledì prossimo, quando si terrà il tavolo specifico in programma al Mise tra governo, azienda e parti sociali.
«Nel corso dell’incontro – si legge in una nota dell’azienda – AlmavivA Contact ha dato la disponibilità ad individuare soluzioni alternative alla procedura di licenziamento in corso. La richiesta di ricorrere ad ammortizzatori sociali, avanzata dal sindacato, può essere collocata nel solo contesto che garantisca la necessaria sostenibilità dell’attività aziendale nei siti produttivi interessati dagli esuberi. Ogni altra posizione come quella di voler semplicemente prorogare strumenti che si sono rivelati inadeguati a fronteggiare un profondo stato di crisi ed hanno contribuito a generare pesanti perdite economiche appare strumentale e contraddittoria. AlmavivA Contact è costretta a rilevare con sconcerto l’indisponibilità delle parti sociali a proseguire un confronto che avrebbe dovuto necessariamente investire altre decisive problematiche, nonostante tale confronto, fortemente sollecitato dal Governo, sia formalmente previsto dalle procedure di legge a garanzia di tutte le parti coinvolte».
«Rigettiamo tale ipotesi – affermano il segretario generale Slc Cgil Palermo Maurizio Rosso e Rosalba Vella Slc Cgil – perché crediamo vada ricercata una soluzione su tutti i siti del gruppo Almaviva in Italia». La stipula di un nuovo accordo di solidarietà sui tre siti servirebbe ad allontanare i licenziamenti, ma «cristallizzerebbe gli esuberi rendendoli strutturali sui tre siti. In pratica significherebbe rimandare di qualche mese i tagli. Non ci sembra una soluzione concreta – concludono – servono soluzioni dal respiro più lungo e che coinvolgano tutti i siti con la consapevolezza che al tavolo del Mise è in atto un percorso per un rilancio industriale del settore».
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