Alcol a minori, sigilli al Reloj: parla dipendente  «I genitori fingono di non sapere cosa succede»

Alcol e minori. Un fenomeno in crescita a Palermo che presenta diversi nodi a volte difficili da dirimere. Molti sono i casi di giovanissimi ricoverati nel capoluogo siciliano dopo la sbronza del sabato sera. Qualche giorno fa sono stati posti i sigilli a due locali notturni, il Country – poi dissequestrato – e il Reloj. In entrambi i casi è emerso che sarebbero stati serviti degli alcolici a minorenni di età inferiore a 16 anni. 

I due locali ovviamente sono finiti nell’occhio del ciclone, suscitando polemiche e accendendo il dibattito sul tema. I lati della medaglia sono sempre due. Se da una parte nei locali notturni i controlli dovrebbero essere più stringenti, dall’altro chi lavora nelle discoteche conosce risvolti della vicenda che sono impopolari e che spesso non vengono raccontati. Guardare il problema dall’interno forse potrebbe offrire spunti di riflessione anche per le famiglie. «Avrei voluto avere la possibilità di rispondere a tutta questa gente per bene, che decanta di essere tale, ma che stasera troverete sicuramente in giro per Palermo, possibilmente anche priva di sensi a causa dell’alcol», esordisce il post a firma di Roberta Lo Dico sulla pagina Facebook di Reloj spazio eventi. Oltre a essere figlia dei proprietari, la Lo Dico è una dipendente addetta alla cassa del botteghino. «Quello che vedono i miei occhi – continua il post – purtroppo non potrei neanche raccontarlo, ma chiederei a tutti quei genitori che pensano di avere dei santi per figli: “Perché non prendete i vostri cari figlioletti e li tenete a casa a giocare con le bambole o con i lego piuttosto che mandarli in discoteca col sedere di fuori o con gli spinelli in mano?”». 

Un commento duro, probabilmente spinto dalla rabbia del momento ma che rivela, agli occhi della donna, carenze nel rapporto dei figli da parte dei genitori. A volte, sostiene ancora la Lo Dico, molte famiglie preferiscono girarsi dall’altra parte: «Scommetto che questi genitori fingono di non sapere di cosa siano capaci i loro figli, non rendendosi conto che questi stessi fingono a loro volta di essere dei santi per poi cambiare abbigliamento nei bagni di queste discoteche che tanto odiate, o a casa delle amiche».

Un’ipocrisia che secondo la Lo Dico è parte integrante del problema che «dovrebbe essere risolto dalla base, dai genitori che dovrebbero tenere un po’ più i figli a casa e non buttarli per strada all’avventura». D’altra parte, aggiunge: «Tutti i locali dovrebbero attuare la pratica adottata negli Stati Uniti, cioè quella di far accedere in discoteca soltanto i ragazzi maggiorenne con tanto di documento». «Pertanto – aggiunge – auguro a tutti coloro i quali hanno espresso questi pareri graziosi nei nostri confronti,senza sapere neanche la verità dei fatti,di ritrovarsi con delle attività in cui a causa di ingiustizie tanta gente, tante persone con famiglia a carico, si ritrovano a non sapere quando e se prenderanno il loro stipendio».

«Parlo del mio locale, perché non potrei garantire per gli altri, un locale nel quale non ci sono risse, non ci sono stati morti, né feriti, in cui in primis noi, essendo una famiglia per bene e unita, aiutiamo le persone nel caso in cui queste abbiano esagerato preoccupandoci il giorno dopo di sapere come stanno. I nostri buttafuori sono persone scelte con criterio che svolgono il loro lavoro nel migliore dei modi. Sicuramente non saranno 4 ragazzini indisciplinati o dei genitori irresponsabili ad infangare il nostro nome», conclude la donna su Facebook». 

Stefania Brusca

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