Al Centro Santa Chiara l’allestimento Voglio il mio mare «Ogni pezzo di legno ha la sua storia, il suo stato d’animo»

Un progetto sperimentale di design sociale e partecipato per conoscere l’altro e la diversità. Questo è lo spirito che anima la mostra Voglio il mio mare, allestita al Centro Santa Chiara di Palermo. In campo un grande team composto dal professore Angelo Pantina e dagli allievi del corso di Disegno Industriale dell’Università degli Studi di Palermo, con il contributo degli studenti con disabilità del Majorana di Palermo e dall’associazione palermitana SantErasmo Nautilus Onlus col suo presidente Santi Gatto.

Una sinergia che ha prodotto la realizzazione di manufatti con i materiali provenienti dall’imbarcazione egiziana Retag SZ-860, sequestrata dalla guardia di finanza di Mazara del Vallo nel settembre 2004 e da questa messa a disposizione, utilizzata per il trasporto dei migranti. L’esposizione abbraccia i manufatti autocostruiti dagli studenti universitari e da quelli del Majorana insieme ad alcuni oggetti realizzati dall’architetto Angelo Dolcemascolo.

 

«Inizialmente sono stato contattato dal presidente Gatto per realizzare alcuni gadget, ma poi ho pensato che invece di creare le solite targhe con i soliti materiali avrei potuto cercare qualcosa di diverso – racconta Dolcemascolo – e ho pensato al legno. Ne volevo però uno che avesse una sua storia e un suo significato, e quello che compone questo barcone ha una sua memoria. Soprattutto ogni tavola è testimone di molti stato d’animo, dalla sofferenza alla speranza. Così abbiamo iniziato questo cammino estendendo il progetto iniziale anche all’istituto del Disegno industriale, proponendogli di sposare questo tema all’interno del corso e in parallelo abbiamo deciso anche la destinazione finale di tutto ciò, la scelta di uno scopo molto più ampio. Il nostro obiettivo è infatti quello di destinare i fondi ricavati dalla vendita all’asta dei manufatti alla creazione di un’imbarcazione destinata alle escursioni giornaliere dei ragazzi disabili. L’imbarcazione è stata progettata dagli architetti Benedetto Inzerillo e Attilio Albeggiani, insieme all’ingegnere Giuseppe Sieli a titolo totalmente gratuito».

La produzione di questi oggetti di design è diventata complementare a uno scopo sociale che punta a far apprezzare l’altro e il contesto cittadino in cui si vive, rispettando anche l’ambiente. Nella realizzazione dei diversi manufatti è stato utilizzato il legno e all’uso di collanti artificiali e chiodi, presenti nei frammenti dei materiali, sono state sostituite le corde, come elemento di chiusura che, oltre a decorare i manufatti, sono volti alla salvaguardia dell’ambiente. «È la prima volta che partecipo a un’iniziativa di questo tipo, dedita al sociale – racconta Francesca Cicero, studentessa del corso di Disegno Industriale -, facendo un bilancio posso dire di essere soddisfatta. Si iniziava la giornata di affiancamento dei ragazzi molto presto, alle 8:30, e data la loro comprensibile difficoltà a spostarsi siamo stati noi a recarci all’istituto».

«Noi studenti universitari prima di iniziare ci siamo preparati al meglio per affrontare il tema del mare, studiando la tecnica dei nodi – racconta ancora -. Il nostro ruolo di tutor riguardava gruppi composti da dieci fino a quindici persone. Io seguivo un ragazzo disabile, che dialogava soltanto con la sua professoressa, aveva dei problemi relazionali, ma non mi sono arresa, ho insistito e poi siamo entrati in perfetta sintonia. Alla fine tutti insieme abbiamo realizzato diversi manufatti proprio con questo legno proveniente dalle barche della speranza. È stata un’esperienza emozionante e che rifarei, i ragazzi del Majorana sono stati fantastici e sono ragazzi anche con le loro difficoltà ci hanno donato tanto». La mostra, ad ingresso gratuito, rimarrà allestita sino al 2 novembre, giorno in cui anche alla presenza del sindaco di Palermo Leoluca Orlando si svolgerà l’asta di beneficenza per la realizzazione dell’imbarcazione. 

Ambra Drago

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