Agrigento, sentenza d’Appello La nuova Cupola Condanne da tre a dodici anni per otto imputati

Otto condanne, da un minimo di 3 anni ad un massimo di 12 anni sono state inflitte dalla seconda sezione della Corte d’appello di Palermo agli indagati dell’inchiesta “Nuova Cupola” che, nel gennaio del 2012, disarticolò le nuove famiglie mafiose della provincia di Agrigento. La Corte ha escluso alcune aggravanti e le pene nel complesso sono state ridotte. Il processo che si è concluso è il secondo giudizio di appello, dopo l’annullamento con rinvio della Cassazione del primo processo. 

Confermata la condanna a 3 anni per Leo Sutera, 68 anni, di Sambuca di Sicilia (Ag) fermato il 29 ottobre scorso con una nuova accusa di associazione mafiosa. Francesco Ribisi, 36 anni, di Palma di Montechiaro (Ag) ritenuto il numero due di Cosa Nostra, è stato condannato a 11 anni e 10 mesi, la precedente condanna era di 15 anni e 4 mesi. Giovanni Tarallo, 33 anni, di Santa Elisabetta (Ag), presunto braccio destro di Ribisi, è stato condannato a 12 anni mentre nell’appello “bis” la pena inflitta era stata di 15 anni e mezzo. Fabrizio Messina, 43 anni, di Porto Empedocle (Ag), fratello dei boss Gerlandino e Salvatore, è stato condannato a 4 anni, la precedente condanna era a 6 anni. 

Luca Cosentino, agrigentino di 42 anni, ritenuto il capo del “gruppo operativo” di Cosa Nostra, è stato, oggi, condannato 7 anni e 6 mesi. La precedente sentenza era, invece, di 10 anni e 8 mesi. Pietro Capraro, classe 1985, è stato condannato a 7 anni e 8 mesi mentre la sentenza di appello “bis” gli aveva inflitto 7 anni e 2 mesi. Giuseppe Infantino, 37 anni, è stato condannato a 8 anni, 10 mesi e 10 giorni mentre la precedente condanna era di 11 anni e 8 mesi. Natale Bianchi, 41 anni, è stato condannato a 8 anni, 6 mesi e 20 giorni, mentre la precedente sentenza aveva inflitto 9 anni e 10 mesi. La posizione di un nono imputato, Antonino Gagliano, del 1972, condannato a 8 anni nel processo d’appello “bis”, è stata stralciata e verrà giudicato a parte il 15 aprile.

Redazione

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