«Sono passati
mille giorni senza che nulla sia stato fatto». La ricorrenza ricordata dall’associazione Mareamico è quella della chiusura al traffico del ponte Morandi di Agrigento. Il viadotto, infatti, è stato chiuso il 16 marzo del 2017. «L’interdizione è finalizzata a consentire il più celere avvio dei lavori per gli interventi di manutenzione già programmati», era stata la nota di Anas. In un lasso di tempo di oltre due anni e mezzo, però, tutto è rimasto bloccato.
La chiusura dell’arteria, lunga circa tre chilometri, che
collega Agrigento a Porto Empedocle era arrivata dopo diverse segnalazioni da parte dell’associazione Mareamico che aveva documentato alcuni «piloni fortemente ammalorati». Cemento sgretolato, armature metalliche scoperte, vuoti all’interno dei piloni, caduta di calcinacci. Sulle precarie condizioni del ponte Akragas era intervenuta, qualche anno prima, anche l’Anas che lo aveva chiuso per accertamenti e verifiche per poi riaprirlo restringendo la carreggiata e vietando il traffico ai mezzi pesanti. Diversi automobilisti preoccupati avevano comunque già preso l’abitudine di evitare il viadotto preferendo percorrere strade alternative.
Due anni fa, poi, il procuratore capo di Agrigento
Luigi Patronaggio aveva anche avviato delle indagini in merito alla situazione strutturale del viadotto. Al momento, però, tutto sembra essere rimasto in sospeso. «Presto Genova avrà il suo nuovo ponte, a firma di Renzo Piano – lamentano da Mareamico – mentre ad Agrigento solo chiacchiere».
All’indomani del
crollo del ponte Morandi a Genova, stesso progettista di quello agrigentino, si era aperto un dibattito sulla possibilità di abbattere anche l’infrastruttura in territorio siciliano «che avrebbe permesso di liberare la Valle dei Templi da quell’ingombrante mostro in cemento che affonda i piloni dentro la necropoli Pezzino», ricordano da Mareamico che, insieme al Fai e a Vittorio Sgarbi e Sebastiano Tusa avevano proposto l’abbattimento del viadotto.
L’Anas, però, dopo le opportune verifiche, aveva ribadito la strada della manutenzione straordinaria. «Anche in questo senso, però, nulla è stato ancora fatto e il ripristino – sottolineano dall’associazione – dovrebbe costare ben 30 milioni di euro». Stando al cronoprogramma, i lavori avrebbero dovuto prendere avvio a febbraio del 2019.
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