I numeri (e i costi) non sono gli stessi di un anno e mezzo fa (e secondo alcuni nemmeno lo è la produttività), ma ad Agrigento, Comune dal quale è partito quel fenomeno mediatico noto come gettonopoli, guai a parlare di gettoni di presenza. Già, perché se il nuovo consiglio comunale, insediatosi nell’estate del 2015, ha avviato un’azione di spending review informale, o almeno di moralizzazione, che ha portato a ridurre al minimo le attività d’Aula, e quindi i costi, i consiglieri hanno comunque stoppato per mesi, per poi bocciare, una proposta che disponeva appunto l’azzeramento dei gettoni delle commissioni consiliari.
Ad avanzare la mozione era stato il consigliere comunale del Movimento 5 Stelle Marcello La Scala, proponendo di costituire un fondo di solidarietà per gli indigenti con i soldi risparmiati. Il contesto merita una breve digressione: nel timore, costante e profondo, che le telecamere dei talk nazionali tornino puntati su Agrigento, e nel contesto di una mutata sensibilità sul tema, al momento sono diversi i consiglieri che percepiscono i gettoni, nonostante spesso vengano utilizzati, più o meno pubblicamente, per iniziative sociali. Un consiglio comunale che si mantiene light, a fronte comunque di una giunta che, fin da inizio mandato, ha deciso di riportare al massimo di legge gli importi che spettano a sindaco e asessori.
E così si è andato avanti tra obiezioni di tipo politico, altre di natura tecnica – si contestava la validità dell’atto in sé, dato che la forma scelta, la mozione, non era quella prevista da regolamento – e immancabili polemiche personali, tra alcuni dei consiglieri rieletti dopo le dimissioni di massa del febbraio 2015 e lo stesso La Scala, che alle proteste partecipò in prima persona. Senza contare i casi dei consiglieri che sventolavano buste paga da circa 200 euro netti mensili. Tuttavia, alla fine sono stati in 22, tra maggioranza e opposizione, a votare no, mentre in cinque si sono astenuti. Tra questi, anche l’altra consigliera del Movimento 5 stelle, Marcella Carlisi, che ha definito populistica la proposta di La Scala, unico a votare sì alla sua stessa mozione.
Ma c’è anche chi si è spinto più avanti. È il caso di un consigliere di una delle liste civiche che sostennero l’elezione dell’attuale sindaco, Lillo Firetto, che ha parlato di «documento offensivo della dignità dei consiglieri comunali», riportando l’attenzione sul tema del fare politica che va pagato. Ed è per questo che ha proposto un aumento del tetto massimo previsto dalla legge. «Per far bene la propria attività bisogna avere un contributo. Nessuno può dirmi quanto devo percepire», ha attaccato il consigliere.
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