Agrigento: chiuso il ponte a rischio, agricoltori in crisi «Dobbiamo fare 80 km, meglio non coltivare i terreni»

Ottanta chilometri anziché cento metri. È questa la distanza che devono percorrere molti agricoltori dell’Agrigentino da quando, una ventina di giorni fa, è stato chiuso il breve viadotto sulla strada provinciale 9 Ravanusa – Butera, all’altezza del tratto in cui passa il fiume Salso. Un limite che segna in modo naturale i confini delle ex province di Agrigento e Caltanissetta che adesso diventa, però, una barriera. «L’unica alternativa per gli imprenditori agricoli è un percorso che li fa allungare di 40 chilometri all’andata e altrettanti al ritorno», denuncia a MeridioNews Ignazio Gibiino, presidente di Coldiretti Agrigento – È per questo che molti di loro stanno valutando di non coltivare i terreni».

Pescheti, mandorleti, vigneti da mosto e da tavola, e anche grano. Alla vigilia della semina, sono parecchi gli agricoltori proprietari di terreni nelle contrade Brigadieci, Gurgazzi, Deliella, Suormarchesa e Pirricone «che non hanno voglia di metterli a coltura perché, conti alla mano – è l’allarme di Gibiino – i costi del carburante fanno salire le spese al punto che superano i guadagni previsti». Ottanta chilometri in più al giorno a bordo di mezzi agricoli, come i trattori, che non superano i 30 chilometri orari di velocità. Questo significa ore in più per gli spostamenti, «un particolare non trascurabile in un lavoro dettato dai ritmi serrati della natura». A pagare le conseguenze peggiori sono gli agricoltori di Ravanusa, in provincia di Agrigento, che ieri hanno organizzato un sit-in di protesta vicino al ponte. 

I cento metri di ponte – cinquanta di proprietà dell’ex provincia di Agrigento e l’altra metà di quella nissena – sono stati dichiarati inagibili dopo gli accertamenti fatti dai tecnici dei consorzi in seguito al crollo del ponte di Genova. Da quel viadotto, fino a poco meno di un mese fa, passavano molti mezzi ogni giorno di cui almeno un centinaio di trattori. «Nonostante i nostri tentativi – lamenta il presidente provinciale di Coldiretti – non siamo ancora riusciti ad avere un’interlocuzione con gli enti. Da quel che sappiamo è stata presentata una interrogazione parlamentare e stiamo attendendo l’esito».

Non solo terreni da coltivare ma anche pascoli. È l’allevatore Vito Zagarrio a sollevare le «difficoltà per gli animali perché l’abbeveratoio è al di là del ponte quindi ogni giorno – spiega – devo pagare un’autobotte che mi porti l’acqua per il bestiame». Disagi gravissimi che hanno ripercussioni economiche su tutto il territorio. «In una situazione di viabilità locale già critica – afferma Gibiino – occorre trovare una soluzione adeguata e immediata. Non è possibile – conclude – che sia già passato quasi un mese senza che i lavori per il consolidamento della struttura siano iniziati».

Marta Silvestre

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